"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 24 giugno 2011

Triste poesia N.2


Il nostro rapporto
Non è più quello di una volta
Non ridi più alle mie battute
Che ti facevano sganasciare

Quella risata così simpatica
Come un gessetto sulla lavagna
(Al gatto si rizzavano i peli)
E' molto che non la sento più

E quel bambolotto di pezza
Che tanto mi somiglia
Che tu riempi di spilli aguzzi
Leggermente mi inquieta

Non vuoi udir ciò che dico?
Giri per la casa, con le orecchie toppate
Le labbra serrate, gli occhi chiusi
Brancolando sbatti in tutti gli angoli

Cadi, sbatti e rimbalzi
Con quella testa vuota che ti ritrovi
Ogni botta sembra una schioppettata
Ti ammacchi come una lattina

Ma benché fasciata come una mummia
Piena come sei di punti ed ematomi
Non cedi, non mi parli
Ormai da più di sei anni

Eppure voce ne hai, urli, eccome!
Tu e quel tale che incontri casualmente
Tutti i giorni nella nostra stanza da letto
Erik il vikingo, lo chiami sospirando

So che ne soffrirai, non fingere disinteresse
Sputando sui miei piedi scalzi
Ma penso sia meglio dirsi addio
Mi riprendo il mio onore, la dignità
e i dischi di Peppino di Capri

.Non piangere. No, non lo fai?
Strano, mi pareva. Bene, lasciamoci così
Senza acrimonia, senza rimpianti.
Io personalmente già non ricordo
Più il tuo nome

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