"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

sabato 4 giugno 2011

ho ucciso John Lennon

L'8 dicembre 1980 ho ucciso John Lennon. Ho aspettato sotto il Dakota Buildin per ore, fissando l'appartamento dal marciapiede. Avevo freddo, battevo i piedi per terra, stringendomi nel cappotto. Quando sono usciti, lui e Yoko, mi sono fatto avanti e gli ho chiesto un' autografo. Lennon lo ha fatto di malavoglia, uno scarabocchio tirato via sul retro del disco che mi ero portato dietro. Ho stretto la pistola nella tasca, ero pronto ad estrarla, quando John guardandomi dritto negli occhi mi ha chiesto se “poteva fare qualcos'altro per me”. Forse mi stava prendendo in giro, non lo so. Sono rimasto fermo, senza dire nulla, lui ha sorriso, mi ha oltrepassato, è salito sulla macchina ed è partito. Non gli ho sparato. Ho pensato di andare via, avevo l'autografo, che cosa altro mi serviva?. Ma la voce mi ha detto di aspettare. Vuoi diventare famoso? Vuoi che tutto il mondo sappia chi sei? Allora aspetta. E così ho fatto. Mi ero portato un libro da leggere, ho cercato di tenerlo in mano ma le dita erano intorpidite dal gelo, e allora ho lasciato perdere. L'ho infilato nella tasca del cappotto, vicino al revolver. E poi l'avevo già letto, Il giovane Holden.

Era quasi mezzanotte quando la Limousine bianca a accostato. Sono scesi, Yoko precedeva John di pochi passi, sembravano stanchi. Gli sono arrivato alle spalle. Ho urlato "Hei, Mister Lennon, ora sei una leggenda!” e ho fatto fuoco. Cinque colpi. Uno gli ha oltrepassato l'aorta, così mi hanno detto. Non è caduto subito, ha barcollato fino all'ingresso di casa, si è voltato, mi ha guardato stupito. “ Mi hanno sparato” ha mormorato, poi è andato giù. Gli occhialini sono rimbalzati sui gradini, fermandosi ai miei piedi. Una lente era incrinata, l'altra rigata di sangue. Yoko si è portata le mani alla bocca, le ho detto di non preoccuparsi, che era tutto a posto. Ho appoggiato la pistola a terra, mi sono chiuso bene il cappotto e ho aspettato la polizia.

2 commenti:

  1. E' ricco suspance, lui che temporeggia, inizialmente indeciso e poi da determinato killer, lo ha affondato di colpi di pistola.

    Le domande sul racconto sarebbero sul perchè gli ha sparato? Solo per diventare famoso? Comunque non vedo errori ortografici, il testo è pulito. E' scorrevole e di legge con estrema facilità, scorrevole. Mi è piace.

    E' un libro pubblicato?

    RispondiElimina
  2. non è un libro pubblicato. é solo farina del mio sacco.
    grazie del commento!

    RispondiElimina