"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

domenica 27 febbraio 2011

e tutti quelli con naso rosso

Vi ho pensato amato visto girare per le strade, e stupire le persone regalando poesia e il vostro cuore.
Sono felice che ci siete, sono felice di sapere chi siete , di fidarmi di voi perchè siete il seme di chi ci cambia,  di chi stupisce, siete le piante che daranno ossigeno ai nostri bambini.
Manuela

Fondazione Rosewater: UNA SORPRESA INASPETTATA

Fondazione Rosewater: UNA SORPRESA INASPETTATA: "Stupore, è questa la prima parola che mi viene in mente se ripenso allo spettacolo al quale la piazza del Duomo ha assistito inerme e ester..."

martedì 22 febbraio 2011

UNA SORPRESA INASPETTATA


Stupore, è questa la prima parola che mi viene in mente se ripenso allo spettacolo al quale la piazza del Duomo ha assistito inerme e esterrefatta. Questa piazza centenaria, dall’alto del suo splendore ha vissuto in prima persona molte manifestazioni, tutte particolari per cause e scopi altrettanto nobili ma, la manifestazione di ieri credo le abbia dato molto da pensare.

Ero appena uscita dalla metropolitana e l’aria di Milano ha accolto le mie narici con il suo tipico odore di smog e pioggia ma, nonostante tutto si capiva che c’era qualcosa di diverso nell’atmosfera, un profumo nuovo che con la sua dolce nota si distingueva dall’ammasso di altri aromi nell’aria.

Mi immersi nella folla, era domenica 20 Febbraio, mentre centinaia di persone erano intente a consumare il loro frugale pasto all’interno dello spizzico altri cittadini altrettanto impegnati stavamo facendo sentire la loro voce. Erano 26, tutti agghindati con vestiti e cappelli variopinti, tutti pensavano che fossero una banda circense in cerca di nuovi adepti da reclutare. Un particolare li accomunava tutti: un bellissimo naso tricolore spiccava al centro dei loro volti, donne o uomini che fossero. Ero molto incuriosita da questo gruppo di persone all’apparenza eccentriche, quindi decisi di pendere coraggio e chiedere ad un individuo che cosa stessero facendo. La risposta fu più chiara di una giornata di sole in pieno Agosto:

Piano piano molte altre persone si riunirono intorno al gruppo di cittadini e si misero ad ascoltare le poesie e le canzoni che questa strana combriccola aveva da offrire a tutti noi ascoltatori. Parole di Pier Paolo Pasolini, di Gianni Rodari, di Francesco Guccini, e passi della Costituzione venivano narrati con fervore e passione da questi Nasi Tricolore.

Andavano in giro con la loro creatività e allegria contagiando con le loro sfumature variopinte anche il più grigio dei cieli. Decisi di unirmi a loro in questo spettacolino molto educativo.

Facemmo diverse scenette davanti al nostro pubblico di passanti frettolosi, recitavamo e facevamo satira sul parlamento, sullo stato dormiente dell’Italia. Infine decisi di porre qualche domanda a colui che mi sembrava il capo dei leoni del branco.

Intervista:

Com’è nata questa idea??

"E’ un’iniziativa di liberi cittadini, siamo per la maggior parte attori, ci siamo ritrovati su facebook e abbiamo deciso di incontrarci, l’incontro doveva avvenire domenica scorsa, ma come ben sappiamo c’era la giornata di manifestazione delle donne e non abbiamo voluto fare passare la cosa in secondo piano."

Come vi chiamate e perché avete deciso di fare questa manifestazione?

" Ci chiamiamo i Nasi Tricolore ed è un attacco per reagire allo stato di sonnolenza che ha colpito l’Italia. È una rivoluzione culturale per reagire all’insulto dell’intelligenza, perché questo non è solo un problema di classe politica ma sociale!"

Cosa ne pensa dei mass media?

"Penso che sia difficile farsi un’idea al giorno d’oggi perché non c’è più trasparenza, non c’è più il fatto al centro dell’argomento. Si dicono troppe cose diverse e confuse."

Questo è quello che pensavano questi cittadini attivi, mi si è rasserenato il cuore vedendo che c’è gente disposta magari a fare la figura del Clown per i propri ideali. Posso dire di avere ritrovato la speranza nel fondo del labirinto del Minotauro nel quale l’avevo persa.
DA: Il quotidiano in classe Sahmian

Cappuccetto Rosso

Cappuccetto Rosso
immagine di Bassani Srimalie
http://srimaliebassani.blogspot.com/




C' una volta un lupo che aveva una gran fame, da molto tempo non metteva sotto i denti qualcosa di morbido e succulento. Pochi giorni prima era quasi riuscito a mangiarsi tre porcellini, ma quei maledetti l'avevano fatta franca rifugiandosi dentro una casa di mattoni. Ai voglia a soffiare per cercare di buttarla giù, quella casa non si era mossa di un millimetro. Il lupo allora aveva provato a entrare dal camino, ma la coda aveva preso fuoco ed era dovuto scappare a gambe levate.
Il lupo, depresso, si osservò la coda annerita e spelacchiata, e pensò
che forse era il caso di chiamare il suo analista per un nuovo appuntamento. Stava quasi per comporre il nu

venerdì 18 febbraio 2011

Sotto la citta di Arnaldur Indridason

Tutto comincia con il ritrovamento del cadavere di un presunto stupratore, con l'indagine sul suo passato e sui motivi che molte, troppe persone, avrebbero avuto per odiarlo: ma ben presto i contorni della vicenda si fanno assai più ampi e inquietanti e per il commissario Erlendur, solitario cinquantenne divorziato, alle prese con due figli invischiati in problemi di droga e alcol, l'indagine si rivela una vera e propria azione di scavo, alla ricerca di quello che si nasconde sotto una città apparentemente tranquilla come la sua Reykjavík. In un'atmosfera desolata e malinconica, appena sotto le vie tetre del suo mondo urbano, Erlendur scopre una città diversa e macabra, quasi uno specchio deformato di quella vissuta da tutti: la "città dei barattoli". Il commissario inizia la sua indagine sull'assassinio di un vecchietto, e decide di volgere le sue ricerche sulla

Sparare sulla croce rossa

Immaginate l'uomo, uno dei più ricchi del mondo, il più potente in Italia.
Eccolo lì, stanco, spossato, giungere finalmente a casa dopo una dura giornata di lavoro, in compagnia di farabutti e leccaculo. Lui lo sa, e anche quelli lo sanno, ma così funziona e così funzionerà. Passa davanti ad uno specchio, si guarda e si trova bello. Non carino, bello. Sorride a se stesso e va a farsi una doccia.
La serata non è finita, non vuole che il tempo abbia il sopravvento su di lui, nè la stanchezza. Vuole piegare la sua età alle sue esigenze, e in qualche modo ci riesce.

mercoledì 16 febbraio 2011

Il Grande Lebosky


Scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen, autori di altri capolavori del calibro di "Fratello dove sei?" e del recente "Prima ti sposo, poi ti rovino", "Il Grande Lebowsky" è il prodotto di una comicità cinica e sagace, capace non solo di divertire
ma anche di mettere seriamente in dubbio i più solidi principi della società americana, con una raffica di situazioni ridicole e battute pungenti che consacrano al mondo del cinema indipendente il lavoro di due menti davvero brillanti.
Ed in fondo per i fratelli Coen, il protagonista di questa commedia, "Drugo" (nell'originale "the Dude") o
meglio Jeffrey Lebowsky, non è che una faccia della
medaglia, quella che vede nel bowling la medicina per tutti i problemi e per le difficoltà della vita; egli è il simbolo di quegli americani che vivono ancora negli anni '60, che si rifiutano di crescere e soprattutto di farsi fagocitare e corrompere dai moralismi di una società fasulla e venale - quella degli anni '90 -. Drugo, Donny

perle ai porci

Kurt Vonnegut è tornato alla ribalta circa un anno fa grazie alla ripubblicazione, da parte di Feltrinelli, di Mattatoio n° 5 e di Ghiaccio Nove, due tra i libri migliori dello scrittore americano. Al grande pubblico (specie quello più giovane), Vonnegut è dunque conosciuto soprattutto per questi due romanzi, anche se i successi dell'autore, sin dagli anni '60, sono stati numerosi (ed Eleuthera, avendone qualcuno in catalogo, sulla scia della pubblicità fatta da Feltrinelli non ci ha pensato su due volte ed ha alzato i prezzi). Tra questi, Perle ai porci, vero e proprio capolavoro di intelligenza e umorismo.
Eliot Rosewater è l'unico ereditiere di una famiglia immensamente ricca, ma è vittima di una fissazione: convinto dell'ingiustizia di possedere quell'enorme quantità di beni e denaro, passa il tempo ad aiutare gli altri, sia nella veste di pompiere volontario che in quella di benefattore dell'umanità. La famiglia è preoccupatissima dell'inclinazione filantropica del figlio, vorrebbe farlo rinsavire affinché non sperperi il patrimonio attraverso continue donazioni (sperpero che Eliot effettua aprendo un ufficio in un'anonima cittadina di provincia, nel quale può accorrere chiunque sia in difficoltà con la certezza di ricevere un assegno coperto) e, soprattutto, vorrebbe che l'unico erede si preoccupi del futuro e del buon nome dei Rosewater.
Perle ai porci è il romanzo più apertamente "comunisteggiante" di Vonnegut. Il protagonista è una specie di Cristo alcolista e ricchissimo che si prodiga per l'umanità e che per questo viene additato come folle ed eretico, e sul quale, come avvoltoi, si scagliano infimi speculatori che vogliono approfittare della sua ingenua visione delle cose. Un Vonnegut in ottima forma dà vita a questa vicenda tenera ed esilarante, con la consueta leggerezza e la penna del grande scrittore. L'effetto che ottiene (in questo come in altri libri) è quello di illuminare ogni cosa di cui tratta. Come ha scritto Michele Serra in una recensione a Ghiaccio Nove, Vonnegut è il contrario dell'autore pedante, capace di rimpinzare ogni pagina di una quantità di trovate (un vero e proprio scialo) che farebbero la felicità di tutti i noiosoni che riempiono gli scaffali delle librerie. Fulminante.