"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 18 febbraio 2011

Sparare sulla croce rossa

Immaginate l'uomo, uno dei più ricchi del mondo, il più potente in Italia.
Eccolo lì, stanco, spossato, giungere finalmente a casa dopo una dura giornata di lavoro, in compagnia di farabutti e leccaculo. Lui lo sa, e anche quelli lo sanno, ma così funziona e così funzionerà. Passa davanti ad uno specchio, si guarda e si trova bello. Non carino, bello. Sorride a se stesso e va a farsi una doccia.
La serata non è finita, non vuole che il tempo abbia il sopravvento su di lui, nè la stanchezza. Vuole piegare la sua età alle sue esigenze, e in qualche modo ci riesce.

Eccolo, l'anfitrione, una parola carina per tutte quelle ragazze, un sorriso. Le ha comprate, ma ora non se ne ricorda, ora lui non lo sa più.Sono quì per lui, perchè lui è gentile, e cortese, è bello
Immaginate l'uomo, ora, seduto su un divanetto, insieme ai suoi amici, gente come Lelle Mora, Emilio Fede, Carlo Rossella. Uomini che ridono alle sue battute, che applaudono persino. Sono lì, quegli anziani, , a fissare giovani ragazze attorcigliarsi ad un palo vestite da poliziotte, infermiere, in un sotterraneo poco illuminato,
toccando e facendosi toccare, rossi in viso, sudati..
Casa sua, si dirà, può fare quello che vuole.
Una media di tre festini a settimana.
Immaginatelo la mattina guardarsi allo specchio. Quell'immagine non gli piace. Percorre con un dito le rughe che gli solcano la fornte.I capelli dovrebbero essere bianchi, non avere quel colore finto, lucente. E poi quelle  quelle orecchie enormi. Il telefono squilla, gente che gli chiede soldi, prestiti, favori. E lui, stanco, a fingersi allegro, a raccontare barzellette, a dover sopportare un'altra giornata di lavoro stressante, impegni, convegni, riunioni.
Immaginatelo a dormire, spossato, in una poltrona scomoda mentre un relatore noioso parla sul palco.
Dorme.
Quell'uomo è malato. Lo sanno tutti.
I servi lo assecondano, sanno che sta per crollare, ma lo sostengono perchè è da li che traggono i loro profitti, le loro convenienze. Lo tengono in piedi perchè cosa farebbero altrimenti? dove andrebbero? chi si ricorderà mai di una Santanchè, di un Bondi, di quella ciurma di incompetenti pronti per essere dimenticati?
Che tristezza vederli discutere di politica, questi miseri, fingendo di non sapere che è tutta una pantomina, una comica finale.
Tutti sanno.
Lui no. Lui è come la Franzoni, non ci crede, dimentica, cancella. Scorda quello che fa, quello che dice. Le prove sono li, inconfutabili, ma lui non le vede. E' malato. Un uomo solo. Lui non sa quello che fa.
Ma voi?
Voi che lo assecondate, lo scusate, che siete pronti a rivotarlo, che lo guardate apparire in televisione, plastificato, che lo sentite inveire senza farsi fare una domanda, che dite che tanto gli altri sono uguali,
che meglio lui che i comunisti, che fingete di non sapere! Che scusate, e scusate, e scusate...
Voi che scusa avete?

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