"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 16 febbraio 2011

perle ai porci

Kurt Vonnegut è tornato alla ribalta circa un anno fa grazie alla ripubblicazione, da parte di Feltrinelli, di Mattatoio n° 5 e di Ghiaccio Nove, due tra i libri migliori dello scrittore americano. Al grande pubblico (specie quello più giovane), Vonnegut è dunque conosciuto soprattutto per questi due romanzi, anche se i successi dell'autore, sin dagli anni '60, sono stati numerosi (ed Eleuthera, avendone qualcuno in catalogo, sulla scia della pubblicità fatta da Feltrinelli non ci ha pensato su due volte ed ha alzato i prezzi). Tra questi, Perle ai porci, vero e proprio capolavoro di intelligenza e umorismo.
Eliot Rosewater è l'unico ereditiere di una famiglia immensamente ricca, ma è vittima di una fissazione: convinto dell'ingiustizia di possedere quell'enorme quantità di beni e denaro, passa il tempo ad aiutare gli altri, sia nella veste di pompiere volontario che in quella di benefattore dell'umanità. La famiglia è preoccupatissima dell'inclinazione filantropica del figlio, vorrebbe farlo rinsavire affinché non sperperi il patrimonio attraverso continue donazioni (sperpero che Eliot effettua aprendo un ufficio in un'anonima cittadina di provincia, nel quale può accorrere chiunque sia in difficoltà con la certezza di ricevere un assegno coperto) e, soprattutto, vorrebbe che l'unico erede si preoccupi del futuro e del buon nome dei Rosewater.
Perle ai porci è il romanzo più apertamente "comunisteggiante" di Vonnegut. Il protagonista è una specie di Cristo alcolista e ricchissimo che si prodiga per l'umanità e che per questo viene additato come folle ed eretico, e sul quale, come avvoltoi, si scagliano infimi speculatori che vogliono approfittare della sua ingenua visione delle cose. Un Vonnegut in ottima forma dà vita a questa vicenda tenera ed esilarante, con la consueta leggerezza e la penna del grande scrittore. L'effetto che ottiene (in questo come in altri libri) è quello di illuminare ogni cosa di cui tratta. Come ha scritto Michele Serra in una recensione a Ghiaccio Nove, Vonnegut è il contrario dell'autore pedante, capace di rimpinzare ogni pagina di una quantità di trovate (un vero e proprio scialo) che farebbero la felicità di tutti i noiosoni che riempiono gli scaffali delle librerie. Fulminante.

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