"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 14 giugno 2011

Il mio signor Tonet










C'è.
Anche oggi che diluvia come se dovesse essere l'ultimo giorno di vita del pianeta.
Nell'angolo di via Belfiore, solitario, con il solito sorriso sulle labbra, assorto nel annodare con maestria ed esperienza quei fili di paglia che
restituiscono vita a quelle che dovevano essere in passato bellissime sedie, pelopiù tonet, poltrone, dormeuse, appartenenti alla Milano bene.
Ogni mattina passo di qua, bè quasi tutte le mattine, a volte cambio tragitto giusto per sfizio, e quando lo vedo mi viene voglia di fermarmi,parlargli come se fosse un conoscente.
Non mi sento a posto nel passargli accanto cosi, come se non lo vedessi, con indifferenza.
Vorrei offrigli un caffè e chiedergli come fa a stare tutte quelle ore seduto con la schiena china sulla sedia di turno senza mai sentire il peso del gelo che atrofizza gli arti nudi, del caldo afoso che chi vive in una città come Milano conosce bene, del vento che soffiando impedisce di infilare l'ennesimo filo di paglia proprio lì, in quel buco e non in quello accanto, dello scroscio continuo della pioggia che arriva dritto all'anima dell'umanità.
I lunedi d'estate poi cambia posizione. Il negozio di abiti da uomo è chiuso e non ci sono le tende a ripare le sue mani dalla luce diretta del sole. Si sposta qualche metro più a sinistra, lì è al riparo e le sue opere anche.
Pare un tutt'uno con le sue sedie. Le tocca con amore, cura. Come se fossero dei bambini da accarezzare, da vestire, da proteggere.
Mi affascina questa sua opera di "resurrezione". Non ci sono abituata; oggi tutto si crea perchè possa morire in fretta. Lui invece dà la vita a ciò che non ne aveva più.
Non si accorge dei silenziosi passanti che quasi lo sfiorano camminando sul marciapiede, cosi come pare che io stessa non mi accorga di lui, della sua vita, che immagino essere tutta lì davanti ai miei occhi.
Ma ci sarà dell'altro, c'è dell'altro. Anche solo la ragione, per futile che possa essere, che lo ha portato li e non altrove.
Un giorno, non so quando, mi fermerò. Prima che sia troppo tardi, prima che mi penta di non avergli mai rivolto un solo: buongiorno signor Tonet.

3 commenti:

  1. Credo di sapere di chi parli.... Sarebbe bello che potesse leggerlo!! Saprebbe che qualcuno si è accorto di lui....

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  2. fallo salutalo anche per me.
    mi è piaciuta la resurrezione.
    BACI

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