"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

giovedì 2 giugno 2011

Sulle rive del fiume

“ Sulle rive del fiume “

(la mia prima maratona del racconto)

Quella Domenica, a casa dei miei, c’era un’atmosfera particolare. Non saprei dire il

motivo.

Forse perchè da tempo non li visitavo ed in quel momento, durnate il pranzo, si stava colmando il vuoto che si era creato ultimamente tra me e loro.

C’eravamo tutti: mia moglie, i miei due figli, mia madre,mio padre, mia sorella con il suo compagno.

Non si vedeva l’ora di finire il pasto perchè a Dimi,mio figlio, era stato assegnato un compito speciale per la lezione di italiano: intervistare il nonno.

Polesano,emigrato a Milano ,dopo l’alluvione del ‘51, avrebbe potuto dire la sua sui problemi relativi all’immigrazione,questo era il tema dell'intervista.

Le solite domande:

come ti chiami, dove e quando sei nato;domande di routine fino a che si arriva al punto in cui il racconto si sofferma sulla tragedia dell’alluvione.....

Improvvisamente la voce di mio padre si fa debole, rotta da un sospiro,

poi una lacrima...

Il pianto di un uomo che in pochi attimi rivive

quei momenti.

Noi, come guardando un film, ne vediamo scorrere le immagini che sono quelle delle bestie morte affogate,dei parenti, degli amici, dei conoscenti che non risponderanno all’appello.

Persone che cercano disperatamente di sottrarre all’acqua le loro cose.

Mio padre che si rivede vestito di un cappottino mentre i miei nonni cercano di metterlo in salvo.

Io, per una sorta di solidarietà emotiva,rivedo quei luoghi che frequentavo da bambino.

Ci andavo con i miei a tutte le festività: PASQUA, I MORTI, NATALE.

E durante l’estate.....

Quanti bagni ho fatto in quel fiume.

Ricordo le sue rive affollate di gente del posto e di chi vi tornava , dalle grandi città del nord,con le famiglie,per passare qualche giorno di vacanza.

Ricordo i miei nonni che tutte le volte che mi vedevano, dopo mesi, mi salutavano con un dialettale”CIAO BELOO”,oppure “ Ti è venu’ catarse” (Sei venuto a visitarci trad.)

Ricordo l’ORFEO che spesso riparava la mia bicicletta

Ricordo le corse sull’argine sempre battuto da un leggero vento che mi aiutava a far volare gli aquiloni che costruivo con fogli di giornale e due stecche di legno.

Siamo tutti in silenzio e con gli occhi lucidi.

L’intervista riprende, siamo ai giorni nostri,un lavoro stabile,la famiglia, i progetti per il futuro, i nipoti...

Abbraccio mio padre.

Il presente che, inevitabilmente, si lega al passato.

RICORDI

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