"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 10 giugno 2011

...scarpe...

Per lei sarà un momento speciale e mi ha fatto girare cone una trottola per negozi alla ricerca del vestito giusto. Poi le scarpe, un paio di adorabili ballerine e la borsa.
Credevo fosse tutto a posto, perfetto, ma oggi quando sono tornata a casa, mi aspettava, con il viso imbronciato, mi ha guardato e ha detto: "Tutte avranno i tacchi, tranne me!".
Il ballo della scuola è domani e voglio che sia felice, ma il tempo è davvero poco. Usciamo di corsa. Ho una riunione di lavoro e devo fare in fretta, anche se so già che arriverò in ritardo. Ho poco tempo per trovare un paio di scarpe che vadano bene per la mia bimba, che sui tacchi non ci è mai salita.
Entriamo in più negozi, ma c'è sempre qualcosa che non va: troppo strette, troppo larghe, troppo alte o troppo basse. Le commesse ridono e si inteneriscono di fronte alla sua goffaggine, alla sua timidezza. Tirano fuori di tutto. Ma niente che vada bene. Poi il colpo di fulmine, il miracolo per me, che ormai sono in un ritardo pazzesco e sul limite di sclerare.
Sì, sono quelle giuste e io non me lo faccio dire due volte, le prendo pago e via, sempre di corsa. Mentre volo verso la mia riunione, penso a come farà a camminare con quei dieci centrimetri in più, sotto i piedi.
La sera torno a casa e lei mi chiede di sedermi sul divano e di aspettare.
Sono contenta, almeno ho una scusa per riposarmi un attimo, la giornata è stata pesante, sono stanca.
Così, in quel momento di relax, mi viene in mente la prima volta che ci siamo viste, quando l'ho presa in braccio e i miei occhi si sono persi nei suoi. Che emozione, un fagottino, un faccino rotondo e roseo, una piccola mela. La sua prima parola, i suoi primi passi, il primo giorno di scuola. Oggi, i suoi primi tacchi.
Ed eccola. E' davanti a me.
Traballante, insicura, felice. La guardo sfilare nel suo abitino da sera , su quei centimetri in più e le leggo negli occhi che si sente diversa, che su quelle scarpe crede di essere un'altra.
La guardo e non ci posso credere, ma è proprio così: la mia bambina è diventata una piccola donna, in un attimo, e tutto per un paio di tacchi.

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