"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

sabato 4 giugno 2011

La scatola dei ricordi


(Racconto con cui ho partecipato alla mia prima Maratona di Narrazione nel 2009)

Eccola qui, la mia scatola dei ricordi. E’ da un po’ di tempo che la tengo chiusa nel cassetto: più gli anni passano, più i ricordi diventano nostalgia e non sempre hai voglia di farli rivivere. Ma proviamo ad aprirla…

…Ne esce una quattordicenne che saliva per la prima volta i gradini di un liceo, piena di ansie, di dubbi, di sogni ancora incerti. Al suo fianco, tanti ragazzi come lei.

Giorno dopo giorno, quella scalinata era la strada obbligata della nostra vita, ma anche il teatro di pomeriggi passati a discutere, a suonare la chitarra, a conoscersi, a scoprire l’amore. Su quei gradini abbiamo maturato nuove certezze, abbiamo riso, pianto e spesso abbiamo urlato la nostra rabbia contro una società e un mondo che reclamavamo migliori e ci credevamo capaci di cambiare.

A quelle scale tu spesso voltavi le spalle e te ne andavi via. C’era un cinema, dalle parti di Corso Magenta, dove trascorrevi la mattina quando “bigiavi”. E c’era una casa, la mia, dove ti rifugiavi ogni volta che litigavi con i tuoi genitori e scappavi. Mia mamma avvisava di nascosto la tua per tranquillizzarla, ma la protesta e l’idea romantica della fuga erano salve.

E i pomeriggi passati in quella cantina a fare musica con gli amici… ricordi? Noi ragazze stavamo lì ad ascoltarvi per ore, in un frastuono assordante, ma per noi meraviglioso, mentre il fumo delle sigarette e l’emozione di sentirci vive ci toglievano il respiro.

Ora quegli anni ci sembrano i più felici, e rimpiangiamo i viaggi senza meta, l’idea folle di salire su un pullman che ci avrebbe portati da Milano fino in India, i festival pop sull’onda di Woodstock, le passioni politiche e quelle amorose… tu con le tue tante ragazze, io con i miei “fidanzati” che non erano mai quelli giusti. Sembra tutto un bel sogno, e la nostalgia stempera il buio dei momenti tristi: la perdita di un genitore quando hai soltanto sedici anni, la disperazione per il primo grande amore finito, i tuoi errori che hanno rischiato di spezzarti la vita.

Dopo, per molto tempo non ci siamo più visti. Solo ogni tanto una telefonata: “come stai? cosa fai?”… Tu hai vissuto a lungo in Giappone, io mi sono accontentata di scappare dalla città per mettere su casa poco lontano. Adesso il caso e il richiamo degli affetti passati ci hanno fatti incontrare di nuovo, maturi non soltanto perché è scritto su un diploma, ma sempre simili ad allora: io l’amica un po’ sognatrice e un po’ realista, tu il “viaggiatore solitario” - come il titolo di una tua canzone - che ora ha lo zaino nell'armadio ma non ha perso la voglia di partire.

Quando parlo con te e confronto le nostre vite, mi stupisco pensando ai tanti anni che sono trascorsi dai giorni in cui salivamo quei gradini del liceo. Ora è mia figlia a percorrerli ogni mattina: la scuola e la scalinata sono le stesse, tutto il resto è cambiato.

1 commento:

  1. E' proprio una scatola dei ricordi ,Flavia,quei ricordi,morti e sepolti dal nostro presente,che ogni tanto riprendono vita.....Ivan

    RispondiElimina