"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 8 giugno 2011

Giovedì notte.


Nevica fuori. Ha già steso trenta centimetri. Ci vorranno due ore per tornare a casa con queste strade, ma in questo momento non ci penso.
Sono in quella mansarda. Una volta tanto non è la mia mansarda, ma la sua. Lei mi ha fatto salire con una scusa banalissima, sapendo entrambi dove e come saremmo finiti.
Nemmeno il tempo di chiudere la porta dietro di me che ho già i suoi capelli sul collo. Il suo profumo si imprime sulle mie labbra. Il suo seno si incolla alla mia pelle. Non conosco la strada per arrivare di là, ma lei mi prende per una mano e mi spinge su un letto nuovo per me.
Mi sta guardando come probabilmente non guardava un uomo da troppo tempo. E' tutta la sera che mi guarda così. Mentre accarezzavo con l'indice la superficie bagnata del mio bicchiere di Kapuziner, l'ho osservata più volte fissarmi con gli occhi perduti in chissà quale pensiero. E ora quello sguardo è di nuovo lì, immobile su di un uomo che lentamente la sta spogliando. Lei osserva e lui spoglia. Lei mi osserva e io la spoglio.
Poi avvicina le sue labbra alle mie e mi chiede di fare l'amore. La temperatura scende di colpo, io apro gli occhi, torno in me, poso le mie mani sul cuscino e tiro una lunga boccata da una sigaretta appena accesa. Lei sa che non ci sarà domani, lo sa da parecchio ormai, eppure è qui, stesa e ormai già ansimante. Le parole che le dico la lasciano stupefatta. La fretta con cui mi tiro indietro la lasciano delusa, amareggiata, quasi rifiutata. E' questo che sta pensando, lo so. Rifiuto.

Vorrei avere le parole per spiegarle che non si tratta di questo, per farle capire che se avessi meno testa l'avremmo già fatto. Ma non le trovo. Le cerco sotto le coperte, nel pacchetto di sigarette, nell'immagine buia dei miei occhi chiusi, nei fiocchi di neve che cadono fuori. Ma non le trovo.
E' al suo venerdi mattina che sto pensando. Solo al suo venerdi mattina, a come si sentirà domattina dopo aver dato quello che ha a un uomo che sa di non poter avere. Pensavo solo al suo venerdi mattina.

2 commenti:

  1. Bellissimo! Però chissà... forse un ultimo giovedì notte era necessario per chiudere il cerchio e rendere meno amaro per lei il venerdì mattina.

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  2. Personaggio alquanto intrigante. Bello Riccardo, ma come fai!?

    fra

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