"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 10 maggio 2011

Racconto senza ipotesi

Era il ’32, secolo ventunesimo. L’hanno tolto in quell’anno il congiuntivo. Se n’è andato via in silenzio, ma nel 2032 per la prima volta ne hanno celebrato la morte.

Adesso è davvero tutto più facile, sapete? Provate a pensarci: la vita è più bella, quando è semplice. Se a mente puoi tenere non più di ottocento parole, meglio sfrondare partendo dall’inutile. Qualcuno obietta che si tratta di un mondo senza ipotesi, dove non puoi più farti delle domande con un se davanti. Forse è vero, ma senza ipotesi, le risposte sono certe in partenza, e nessuno ha più paura di come andranno le cose, perché tutto è già dato dall'inizio.

E quando hanno tolto il congiuntivo, per fortuna è morto anche il condizionale. Se ci pensate, non fa una grinza. Quando il mondo aveva ancora i congiuntivi, tutti potevano ipotizzare qualsiasi cosa, e tutti potevano riscrivere il passato. Tipo: che poteva succedere se Garibaldi sbarcava per errore in Marocco anziché in Sicilia? Ma se Manzoni scriveva Tre metri sopra Monza? E se Colombo scopriva l’Elba? E invece no, Garibaldi è sbarcato in Sicilia, Colombo ha scoperto l’America e Manzoni…beh, chiedetelo a Moccia.

La condizione, poi, è una conseguenza pericolosa: qualcosa che può succedere, data un’ipotesi. Ma se scompare l’ipotesi, a che serve la condizione: quel qualcosa è successo o non è successo. Causa ed effetto non hanno più senso di esistere, e stiamo tutti più tranquilli. Teniamoci l’indicativo, che è anche più diretto: le cose non possono stare in questo modo o in quell’altro o in quell’altro ancora, le cose stanno come stanno. Azzeriamo le domande, cancelliamo le risposte e teniamoci la spiegazione certa dell’indicativo, che poi è l’unica possibile.

Che poi, pensateci, il congiuntivo era proprio classista. Uno si sentiva sempre insicuro ad usare il congiuntivo, perché lo doveva accoppiare quasi sempre a un condizionale e non sapeva mai se il condizionale era quello che finiva con ebbe o con esse. Invece adesso non c’è più ignoranza, la conoscenza è per tutti e le figure di merda non le facciamo più. Uno prima ne sapeva più di te, se sapeva usare il congiuntivo. Oggi invece ne sai più tu, perché non sbagli un indicativo.

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