"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 30 maggio 2011

Ad una sconosciuta.

Sogno. Forse è il fresco della notte che mi accarezza a farmi immaginare una tenda rossa, cosparsa di macchie dorate del sole che attraversa il tessuto. Il colore cambia continuamente fra le pieghe della tenda mossa dal vento. Siamo insieme, nudi, racchiusi e nascosti dalle stesse pareti. Il respiro e la voce diventano una cosa sola, io e te siamo una cosa sola. Stiamo facendo l'amore da giorni e ancora ne vorremmo. E ancora ne vorremo. Il sogno cambia inquadratura e mi mostra da lontano due corpi che si osservano, si stringono, si tengono e si stropicciano, e le mani di uno che corrono a cercare il cuore dell'altro.
Ora lo stato inconscio del sonno ha deciso di regalarmi un brutto risveglio. Ti stai rivestendo, ti osservo sdraiato. La prospettiva obliqua e la stanchezza non aiutano a capire esattamente cosa stai facendo. Provo a chiedertelo, ma ho già la certezza che non risponderai. All'improvviso sei completamente vestita, proprio come nell'istante in cui hai messo un piede incuriosito e un po' timoroso nella stanza la prima volta. La tua mano elegante accarezza la maniglia, con una leggera pressione decide per te che è ora di andare e senza dire una parola lasci che la tua ombra che ti segue sia l'ultimo dettaglio di te che la mia memoria potrà conservare. Il sonno si fa agitato, il sogno si fa cattivo. Il vento ora è salito, se avessi la forza di alzarmi vedrei di certo dalla finestra il mare incattivito e la spuma bianca delle creste trascinate dalle raffiche. Mi rigiro scomodo, il giaciglio che prima sembrava non dovessi mai più abbandonare è insopportabile adesso. Posso tristemente distendermi in ogni senso lungo il letto e trovare uno spazio dannatamente libero. Non c'è più il tuo corpo a dare una dimensione allo spazio e il tuo respiro non è più qui di fianco a scandire il nostro tempo. Alla fine il disagio è talmente forte che mi sveglio, apro gli occhi, sul mio viso un'espressione nera e grigia allo stesso tempo. Mi volto per cercarti sapendo di trovare solo un cuscino ormai sgualcito già pronto anche lui a diventare un brutto ricordo. Poi sorrido, prima un movimento appena accennato delle labbra, poi una distensione irresistibile dei muscoli del volto. Sei ancora lì. La sequenza di immagini in cui ti alzi e abbandoni me e la stanza è stato solo un sogno. Sei lì di fianco a me, con quel corpo tanto sensuale e misterioso da sembrare ancora acerbo. Il lenzuolo ha deciso di nascondere al mio sguardo solo il tuo polpaccio. La mia mano sfiora tutta la tua schiena e corre lungo la tua pelle, fino alle caviglie, afferra decisa il lenzuolo e lo trascina fino alle tue spalle. Un piccolo, leggerissimo bacio sul collo per non svegliarti, ma per saggiare la tua distanza dal mondo in quel momento. Poi di nuovo quel sorriso che ha definitivamente scacciato un brutto sogno e che accarezza la dolcissima idea di fare ancora l'amore con te in un freschissimo mattino dall'aria un po' salmastra.

4 commenti:

  1. Finale a sorpresa.... e che sorpresa: un lieto fine!
    Molto piaciuto.

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  2. ..mi piace, bravo Riccardo.Anche prolifico sei...

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  3. Ciao Riccardo,
    bravo! Il meccanismo del sogno è buono: togli tutti gli aggettivi. "Piccolo", "Leggerissimo", "Freschissimo".
    Via tutto.
    Le immagini decolleranno.
    Fidati delle intuizioni delle inquadrature, prova ad asciugarlo proprio come se fosse un film.
    Primo piano, Totale, Pianosequenza...
    A presto!
    Luca

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  4. ...bravissimo...susanna

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