"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

sabato 21 maggio 2011

La colla

...la colla...

La mente umana è una cosa assai strana. Ci penso e non mi so spiegare come funzioni realmente.
Sono a scuola e sto lavorando con i miei bambini. Tutti i giorni lo faccio, eppure ogni giorno è unico, loro sono diversi e così io. Distribuisco una scheda, la devono incollare e passo tra i banchi per vedere che non finisca a cavallo del quaderno o fuori dal bordo del foglio, quasi sul banco. Rimango sempre stupita di come riescano a sbagliare cose semplici come incollare un pezzo di carta in uno spazio e alttrettanto quando mi danno risposte che sembrano le più speciali del mondo.
Mi avvicino ad un banco e vedo il tubetto di colla; non è come quello di tutti gli altri ed ha qualcosa di familiare. Lo prendo in mano, lo annuso. La mia colla.
Mi guardo intorno e sono nella mia classe, ma non sono io l'insegnante che gira per i banchi, sono la bimba seduta al suo banco che cerca di mettere quella benedetta scheda dritta sul quaderno, con la sua colla in mano che ha un profumo così strano. Mi affascina quell'odore ma non so perchè.
La maestra controlla, io ho il fiato sospeso. Poi un sorriso; sì, ce l'ho fatta, la scheda è dritta, sono stata brava. A scuola me la cavo, sono più brava in matematica. Inumeri per me non hanno sorprese. Ma le parole. Quelle mi fanno paura, è stato così fin dal primo momento che le ho viste. Le guardo e vanno tutte insieme. Sulla pagina del libro non vogliono stare ferme mentre cerco di inseguirle per riuscire a leggerele. La maestra, severa, mi guarda e mi dice che devo esercitarmi di più, se voglio leggere come si deve. Ci provo, ma è tutto contro di me. Anche quando voglio scriverle, la stessa cosa. E' una vera congiura. E poi la manina bella e quella brutta. Se guardo le mie mani le vedo uguali, ma la maestra no. Lei diceva che la manina bella deve scrivere. Tra le mie mani, vuole scrivere quella brutta. In tutta quella lotta, di mani, di parole, di suoni, non ci capisco più niente. Ma sono una bimba piena di risorse, come tutti i bambini, che riescono a trovare soluzioni possibili anche dove non ce ne sono.
Chiedo alla mamma di leggere almeno una volta per me e sto così attenta da mettere nella mia memoria, appiccicate, come incollate con la colla dal profumo strano, tutte le paroline, tanto che quando leggo, nessuno si accorge che ripeto a memoria quello che ho sentito. Non dura molto il mio inganno, perchè la manina bella tiene il segno dove vuole e non segue il mio racconto. Insomma, è una dura lotta, ma alla fine riesco a mettere pace tra tutti. Mani, parole, maestra e me. Oggi amo le parole.
Prendo il tubetto di colla e lo porto verso il viso; chiudo gli occhi un attimo ed aspiro. Poi lo restituisco: "Sai che da piccola usavo questa colla anch'io, mi piaceva tanto il suo profumo". La mia bimba mi guarda e sorride:"Piace tanto anche a me".

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