"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

domenica 15 maggio 2011

LA MIA CODA METROPOLITANA

utti i giorni mi rompo le palle, tranne i week end, vado al lavoro e prendo la metro.
Scendo dalla macchina a Molino Dorino (e non so perché si chiama così) faccio due passi a piedi e prendo i giornali .
Sono quotidiani e si chiamano City, Metro, Leggo e sono distribuiti gratuitamente da gentili persone chiamate spesso extracomunitari; una parola senza una briciola di affetto.
Ma non è così rapidamente che prendo i giornali, perché i pulmann che arrivano a Molino rigurgitano un sacco di persone che li vogliono come me e che diligentemente più o meno, fanno la coda per averlo, proprio come me.
Li infilo nella borsa, timbro il tesserino settimanale e scendo le scale,
Sono giù in due minuti, il treno arriverà tra pochissimo, c’e’ una bolgia di gente sulla banchina studenti e lavoratori tutti mischiati, belli e meno belli, alcuni assonnati e altri svegli come grilli, tutti uguali ansiosi di sedersi e di arrivare in fretta.
La metro arriva con un rumore quasi assordante e rassegnati saliamo.
Cerco un posto libero per appoggiare le chiappe e un po’ di tranquillità.
Ma eccoci qua nella giostra della metro rossa linea RHO FIERA – SESTO S.GIOVANNI.
Sono seduta e inizio a leggere il mio City; inizio da lui, tanto più o meno raccontano tutti le stesse cose.
Ma è tutt’altro che facile leggere e concentrarsi, quasi impossibile. Per esempio potrebbe succedermi come stamattina che la mia vicina di posto ha ricevuto una telefonata , era la sua bambina, ha risposto ad alta voce e con un tono da cornacchia.
”Quello che sentirete è quasi come un discorso di Rubbia ad Annozero, non c’e’ differenza”.
Mi ha dato l’impressione che volesse convincerci di questo.
E chi osa contraddire la signora? La tolleranza è sempre stata una parola illuminante per me.
Di fianco sulla sinistra, subito dopo la gracchiante signora, tuffo nel passato!
Affiorano i ricordi della scuola, le prof, le verifiche, le risatine cretine tra noi compagne, una starnazzare di galline ( alle scuole superiori eravamo tutte femmine, che sfiga) i compiti copiati dal libro sotto il banco e poi i voti.
Per comodità ora parlerò al presente perché è più comodo per me e sarà come se stesse succedendo tutto ora.
C’e’ una ragazza, una bella ragazza seduta alla mia sinistra, di quelle tutte vestite bene, con gli abbinamenti giusti alla moda, ha il corpo di una gazzella, gli occhioni stampati sul quel bel ragazzo che ha di fronte.
Intuisco trattasi di liceali, parlano di filosofia, di fisica e di matematica, con competenza e nel contempo con leggerezza.
Lei vuol far colpo su di lui e lui su di lei e si vede che aspirano entrambi a stare insieme nudi nel box di papà, lasciatevi andare ragazzi non c’e’ bisogno di parlare di storia dell’arte.
Arriva la fermata di Lampugnano e la gazzella con il boy scendono per raggiungere la scuola o per bigiare, chissà!
A me di leggere mi è passata la passione, mi metterei un dito nel naso.
Ok ora sono più tranquilla,cerco di concentrarmi su un articolo che mi sembra interessante”Negozi aperti il 1 maggio?” ma la suoneria del cell di quello davanti a me suona e poiché non risponde velocemente, tutti irritati ci agitiamo e pensiamo “ma cazzo rispondi cretino” e infatti il cretino risponde “si ciao! No no non guardare sul quel file, i dati sono tutti in hpprcuyypuccc , poi clicchi su open lo visualizzi e poi se c’e’ qualche problema mi chiami okkk???”
Non è per niente tutto ok! E quindi con un respiro profondo che riempie i polmoni e rilassa il diaframma sopportiamo in silenzio anche i 5 minuti dell’informatico..
Ad un tratto non respiro, entro in apnea, mi sento invadere dalla mia aria che repressa mi blocca lo sguardo e il volto.
Arriva la signora zingara lei mi inquieta.
Ha un bambino piccolo, un bebè avvolto in uno straccio lercio e puzzolente legato in vita; la guardo e mi chiedo, “ ma il nodo reggerà questa creatura incosciente?”
Il piccolo sembra dormire profondamente.
La zingara invece urla che è una povera donna senza casa e senza mangiare, fa fatica a passare e urta tutti e soprattutto quella creatura come un fantoccio di stoffa rimbalza sul culo e la schiena della gente. Ho proprio un’allergia acuta ala sua indifferenza, ma non solo alla sua.
Finalmente si scende, fermata San Babila, si scende piano, si fa la coda davanti alla scala mobile… si dovrei utilizzare le scale ma dopo tutta la pazienza che ho regalato al mondo vorrei un attimo di comodità, staccare il cervello dal corpo e farmi portare su.
Alle 14,30 riprendo la metro per tornare a casa.
Scendo dalle scale, sulla banchina c’e’ un cartello che indica quanto devo aspettare per andare verso RHO FIERA.
Ci sono un sacco di fantasmi sulla banchina, (gli stessi della mattina?) ognuno con un nome,una faccia e una storia personale, a me sembrano tutti uguali, la maggior parte silenti e con lo sguardo fisso nel vuoto o su un giornale. Ma so che respirano nonostante quest’aria pesante , ma mai pesante come quella quella del treno che sta per arrivare.
Non c’e’ posto per sedermi e chiudere gli occhi come spesso faccio, un po’ per sonno e un po’ per sognare.In questo caso sto in piedi e mi guardo intorno, sento sempre che il mio corpo è di troppo, riempe uno spazio che in molti vorrebbero libero ma insisto, perché io esisto.
Ci sono e ci voglio stare anche comoda come tutti. Le mie mani agganciate per non cadere per alcuni sono mani superflue, mani da tagliare con l’accetta.” Preferisci che con i miei 63 kili ti piombi addosso?”
Sento una voce che con cantilena dice sempre la stessa frase ma non riesco a capire a chi appartiene…c’e’ troppa gente, cerco con gli occhi e ad un tratto vedo delle mani sul pavimento..è un uomo senza gambe con un cappello una camicia e un gilè, che striscia come un polipo per terra, solleva il suo tronco con le braccia robuste e avanza senza nessun timore su quel pavimento così sporco, che non si pulirà mai.
Chiede soldi per mangiare.
Ma quanta gente c’e’ che vuole mangiare? Ma quanto cibo c’e’ ogni giorno dappertutto?
Non me l’aspettavo di vedere quest’uomo strisciante, ho lo stomaco tutto accartocciato.
A volte sai, vorresti trovare sollievo e distrazione, girarti e guardare fuori per vedere qualcosa di bello, soltanto il cielo con tutti i colori che ha, anche grigio; o la pioggia sul vetro, un giardino e un cane che corre; osando fantasticare anche il sole..ma invece devi stare lì, con il tuo corpo fermo che respira e non si muove.
Secondo me sogniamo tutti sulla metro quelli seduti, quelli in piedi, quelli che dormono o fingono di dormire, approfittiamo tutti per sognare.
Perché se sei fermo che puoi fare? Pensare e sognare.
Ci guardiamo e ci osserviamo tutti anche di nascosto, chiedendoci “ma quello lì che cosa farà?” “Dove andrà a lavorare?”Sarà fidanzata ?””Chi amerà” ?
Quando ascolto le conversazioni degli altri ..capita che mi viene da ridere.
L’altro giorno per esempio ne ho sentita una : un tizio dice all’amico “Che ha detto quello?” “Mind the door?” “E che vuol dire?” “Occhio alla porta” “Ah …Ma occhio non si diceva “eye”?
Però capita anche di spaventarsi inutilmente come l’altro giorno che alla fermata di Pagano
vedo alcune persone che scendono tossendo dalla carrozza, il mio cervello ha rapidamente cercato nelle casistiche dei casi di cronaca nera, e così pensando al peggio sono corsa fuori anch’io dalla carrozza.
Era solo una fuga di un gas tossico dall’impianto dell’aria condizionata.
Quando arrivo a Molino ed è finita la mia giornata lavorativa potrei farmi le scale a piedi ma faccio la coda per salire sulla scala mobile..mi piace mi rilassa e poi , sono stanca.

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