"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 7 ottobre 2011

La casa di King Kong


Mi sono spesso chiesta come sarebbe stata la casa di King Kong se non ci fossero stati quegli assassini a farlo fuori.
Lui  e la sua amica per New York a cercare casa. Un bel casino con tutta la gente spaventata, nessun grattacielo, e  poi non avrebbero potuto ospitarlo perché proprio non ci entrava.
Ma lui era un bonaccione anche se per mangiare e saziarsi ogni giorno doveva entrare in un allevamento e mangiarsi almeno 1000 polli o 500 capre oppure pecore o almeno 30 mucche.
Probabilmente se fosse andata diversamente qualcuno avrebbe preso le sue difese, qualcuno di importante e allora tutti si sarebbero rassegnati a vedere in giro quel bestione, con il rischio, di restare schiacciati dalle sue zampone.
Ma in fondo poi era così buono King che decise per non spaventare tutti, e per non mettere sul lastrico migliaia di allevatori, di mangiare solo banane.
Così un giorno rubò una banana da un fruttivendolo e la mostrò alla sua amica Laila che lo guardò attentamente, e persa nei suoi occhioni da gigante buono, le disse “ ma se noi per vivere mettessimo su un chiosco di banane e anche di frutta esotica?” Sai cosa potremmo fare poi? Compriamo tante piante di banane quante ce ne servono per crearci un bananeto e quella sarà la nostra casa.
Lì troveremo tutto quello che ci serve per vivere.
King Kong la fissò teneramente chiedendosi come quella bellissima creatura, così esile potesse pensare di condivere la sua vita con un animale grossissimo e puzzolente come lui.
“King"  disse Laila io sono felice di stare con te perché possiamo andare ovunque con le tue grandi zampe e la tua forza,  e poi tu mi proteggerai da qualsiasi evento, lasciandomi libera di vivere la mia vita da essere umano.
 Mi guardi come se io fossi un essere speciale, forse non lo sono, ma per te sono certa che è così, ed io ti amo anche per questo, i tuoi occhi non si vergognano di rivelarmi il tuo amore.
King Kong ebbe, come prevedibile,  molti sponsor e così riuscì nel suo intento, costruì in città un bananeto e per vivere lui e Laila vendevano tanti alimenti a base di banana,  fatti interamente  da loro naturalmente.
Fu un vero successo.
Ma King intimamente non era soddisfatto avrebbe voluto una casa, una vera casa, tipo un enorme grotta o un grande castello, con le tende damascate e i divani in pelle bianca, insomma un posto romantico  , con le mura e un soffitto dove poter trascorre tranquille serate con Laila.
Una sera King e Laila vennero intervistati da un giornalista che dopo un’ora di domande anche un po’ troppo private,  vennero invitati ad una mega festa di amici facebookkiani e dopo un po’ di insistenze il giornalista riuscì a convincerli a partecipare.
La sera della festa Laila era elegante,  si era messa anche un bel paio di tacchi, senza la minima illusione di avvicinarsi alla bocca di King, ma solo perché il tacco , fa donna fatale e lei si sentiva così quella sera.
King non aveva nulla da indossare di speciale, ma pensò che lui era speciale e bastava così.
Laila andò con un taxi e King raggiunse il posto a piedi,  stando attentissimo ad ogni passo.
Si ritrovarono là, erano così belli e assurdi insieme, lei così eterea emanava una luce bianca e lui al contrario era nero come la notte, anzi di più.
I fotografi li assaltarono e non diedero tregua per almeno 1 ora, poi si calmarono e li lasciarono tranquilli.
Ad un tratto in un cortile vicino scorsero quattro grossi orangotango.
Perché erano lì? Nessuno lo sapeva, tutti  facevano come al solito ipotesi,  illazioni, di tutto un po’.
King chiese al guardiano di poter entrare per conoscere quegli animali da vicino e capire da dove arrivassero.
La serata fu abbastanza divertente soprattutto per Laila, perché invece King passo tutta la serata con in braccio qualcuno che voleva toccarlo, guardare da vicino la sua bocca e le sue enormi zampe.
Non era contento King, quella sera era stato sempre solo senza Laila, che invece beveva drink e intratteneva tutti, tranne lui. Tutte quelle attenzioni l’avevano stonata, le corde della sua vanità suonavano continuamente e a volte lo infastidivano.
Nei giorni seguenti King era silenzioso,faceva tutto quello che aveva sempre fatto ma si muoveva come sotto l’effetto di un incantesimo, nel senso che sembrava stesse facendo cose che non voleva fare.
Gli occhi erano spenti, non comunicava nulla al mondo e neppure a Laila, che lo guardava triste.
Una notte King scappò e andò via dal suo bananeto.
Laila lo cercò ovunque ma da sola non riuscì a trovarlo, e a malincuore chiamò la polizia.
Presto si ebbero notizie perché il guardiano dello Zoo di Seattle avvertì che King Kong era entrato nel recinto degli orangotango, si proprio  quelli che aveva conosciuto alla festa di Facebook.
I poliziotti non capirono cosa volesse fare King ma lui velocemente fece comprendere a tutti che voleva provare a stare con quegli animali e che quella poteva essere la sua casa, anche se a tutti poteva sembrare una prigione .
Il futuro forse riservava delle novità, lo zoo non lo voleva più nessuno e gli animali sarebbero stati portati nei loro luoghi nativi. Erano solo speranze ma era il sogno di King, vivere tra i suoi simili e amarli.
Andò da Laila e la abbracciò, lei si divincolò e le diede un pugno gridandole “ sei solo un bestione senza cervello”.
Non fare la stupida Laila pensò King, ma le fece tenerezza e la guardò per l’ultima volta con infinita dolcezza.













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