"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 10 ottobre 2011

A stare chiusi in una cella frigorifera ne pensi di cose




Dodici anni fa sono andato a fare la spesa all' Iper Coop e per sbaglio sono finito dentro una cella frigorifera. Ho provato a chiamare aiuto, ma dato che nessuno arrivava mi sono seduto su una cassa di petti di pollo aspettando che mi aprissero.
Dopo un paio d'ore che ero lì a battere i denti, mi viene una sonnolenza da non riuscire a tenere gli occhi aperti. Mi sono addormentato placidamente.
Sognavo di mungere una mucca quando di fronte a me è comparsa una luce bianca e da quella luce, è uscito un uomo, alto, di bell'aspetto, con una lunga barba, indossava una tunica splendente e degli zoccoli di legno. Roba semplice, ma di classe, che non passa mai di moda. Quel tipo mi si avvicina sorridendo, io vorrei alzarmi dalla cassetta di petti di pollo, ma ho il culo gelato e non riesco a staccarlo da lì.
Chi sei, Dio?” chiedo
No, sono suo cugino.” Mi risponde l'uomo. Dio ha l'idraulico in casa che gli si è rotto lo sciacquone del water, e non può lasciarlo solo perchè gli deve passare gli arnesi. Mi ha mandato a prenderti.”
Per portarmi dove, scusa?”
Lui mi si siede accanto e, appoggiandomi un braccio sulle spalle, mi dice:
Con me. In Paradiso”
Gli mollo una spinta che a momenti mi finisce giù dalla cassetta di petti di pollo. Scoppio a ridere:
Ma smettila, va!” gli dico con le lacrime agli occhi “ in Paradiso mi vuole portare, questo qui. Ma se neanche ci credo in Dio, io. Certo che la mente umana le inventa tutte in casi come questi, roba da matti...”
Il cugino di Dio mi guarda offeso:
E allora chi sono io? Il mago Silente di Harry Potter?”
Tu sei il frutto della mia mente, che cerca di aggrapparsi all'idea che dopo la morte esista qualcosa d'altro. Ma purtroppo tu non esisti, tuo cugino non esiste, e neanche l'draulico che ha in casa esiste”
Ma se si chiama Giulio e viene da Varese!”
Non esiste” affermo convinto, poi tanto per fare colpo aggiungo:
E neanche Varese esiste”
No?” sussulta il cugino di Dio, allarmato. Io scuoto la testa.
Il cugino di Dio si gratta un po' la barba, pensieroso, poi mormora sottovoce, come parlando a se stesso:
Su Varese, avevo avuto qualche dubbio, in effetti.” Poi riprendendosi “ Bè, oramai sono qui, tanto vale che mi fermi un po' a parlare, che se torno a casa adesso mi tocca dare spiegazioni a Dio, già è nervoso per via dello sciacquone, figurati come si incazza se gli dico che non sei venuto con me!”.
E di cosa parliamo, scusa?”
In generale. Per esempio, tu, per fare la carbonara usi la panna, oppure fai senza?”
Ma che domande sono? Senza, è ovvio!” rispondo prontamente.
E' partita una discussione che non finiva più. Dopo si è parlato di politica, dell'amore, della vita, dei poeti, di libri, di cinema, di musica, di filosofia.
Il tempo scorreva rapido, e più parlavamo più le parole mi uscivano dalla bocca chiare, precise, essenziali. Era come se mi avessero infilato un imbuto nella testa e ci stessero versando dentro tutta la conoscenza del mondo.
Fatto sta che ad un certo punto il cugino di Dio guarda l'orologio e si alza di scatto.
Madonna come si è fatto tardi, sono 10 anni che parliamo. Vado, che cè da tirare fuori da casa il sacco umido, che domani passano a raccoglierlo. Arrivederci..”
Dice il cugino di Dio, stringendomi la mano.
Addio” rispondo. Poi chiedo: “levami una curiosità, tanto per sapermi regolare: io sono morto?”
. Lui mi fa cenno di no, e dandomi una pacca sulla spalla, sparisce, inghiottito da un fascio di luce accecante.

Mi sveglio quando, scambiandomi per un quarto di bue, due dipendenti dell'Iper Coop mi tirano fuori dalla cella frigorifera. Si sono accorti subito che c'era qualche cosa di strano, perchè tenevo arrotolata in tasca la Gazzetta dello Sport, ed è risaputo che il bue non legge, in quanto animale ignorante.
Tutto considerato non stavo malissimo, avevo dei leggeri giramenti di testa e le mutande attaccate alla pelle del culo: a camminare si faceva un po' fatica.
Vengo infilato in un carrello della spesa e portato nell'ufficio del direttore, un giovane snello ed elegante. Un'eleganza da becchino, da venditore di villette a schiera.
Non sono cose che si fanno, queste.” mi dice “ Se venivano quelli dell'ufficio sanitario e la trovavano lì dentro, cosa raccontavamo?”
Avendo avuto un'esperienza trascendentale e essendo divenuto di una saggezza e di una conoscenza impressionanti, mi basta guardare negli occhi quell'uomo per capire tutto di lui. Sorrido e non rispondo. Chi è lui in confronto all'immensita? Cosa ne sa quel giovane del pensiero di Hegel, di Proust, di Mozart, delle campane tibetane, del canto melodioso delle balene, del profumo dei limoni di Sorrento, della faccia di Schillaci, di Fred Astaire, di Celentano che canta e balla prisencolinensinainciusol con Raffella Carrà a Milleluci nel 1974.
Regia di Antonello Falqui. Lui cosa ne sa?
E così guardo il direttore dell'Iper Coop dare un'occhiata spazientita al suo orologio costoso, allungare la mano per stringere la mia e dirmi: “ Adesso devo andare. Scusi sa, ma c'è da sistemare dei bancali di pomodori e non è che posso stare tutta la giornata a fare un cazzo, quindi tanti saluti e ringrazi che oggi sono in buona e non la denuncio per alloggio abusivo in spazi refrigerati”
Lei è un idiota, si informi.” gli dico con un sorriso, mi volto e me ne vado, lasciandolo lì, col braccio teso e quella faccia da copertina di giornale per parrucchieri.
Uscito dall'Iper Coop mi incammino verso casa. Osservo la gente che mi passa di fianco. Hanno tutti un telefonino, parlano, ridono, ascoltano. Un signore mi spintona leggermente alla spalla e va avanti senza chiedermi scusa, ha la faccia tutta corrucciata, stringe il telefonino come se volesse strangolarlo.
lo so! lo so! lo so!” urla al telefono “Lo so! lo so! lo so!” continua a dire mentre mi supera con passo spedito. Vorrei raggiungerlo per informarlo che in realta lui non sà una beneamata minchia di niente, ma poi lo lascio andare via, chissenefrega.
Ancora un centinaio di metri e arrivo al condominio dove abito, apro il cancello e mi infilo nell'ascensore. Mi trovo faccia a faccia col mio dirimpettaio. Dieci anni fa lavorava come venditore porta a porta della Vorwerk Folletto, ora no, lo so per certo. Mi guarda meravigliato, poi per educazione mi mormora un “ salve”.
Buongiorno, come sta?” rispondo, allungando la mano. Lui la prende d'istinto, fa per stringerla poi la lascia di scatto e rincula all'indietro.
Ha la mano fredda” dice.
Per forza. Sono stato chiuso 10 anni nella cella frigorifera dell'Iper coop.”
Allora si capisce perchè” dice lui, poi si mette a fissare la parete dell'ascensore.
Allora, come va?” chiedo. Lui mi guarda di tre quarti, rigido.
Bene” dice.
No, veramente: come va?”
Tutto bene, grazie”
No, no.Veramente: come va?”
Lui si volta verso di me e scoppia a piangere. “ Non ne voglio parlare. Mi lasci solo con la mia malinconia.”
Rimango in silenzio sino a quando l'ascensore si ferma al terzo piano, dove abito. Esco salutandolo, ma lui non risponde, continua a singhiozzare con la fronte appoggiata alla parete. Entro in casa, e ci trovo mia moglie.
Ciao, sono tornato” dico.
Lei ha in mano una confezione di Tavernello, lo lascia andare e quello piomba a terra: rimane in silenzio, a bocca aperta, col vino che si allarga sul pavimento bagnandole le ciabattine di raso.Rimango in silenzio anche io. In sottofondo la radio trasmette un vecchio pezzo di Sandro Giacobbe:
Il giardino proibito. Anno 1975.
157.000 copie vendute.
Spunta dall'altra stanza il nostro gatto, molto più grosso e un po' spelacchiato. Mi vede e si ferma. Non miagola. Stiamo lì immobili, per una decina di minuti, tutti e tre.
Sento il ribunetto gocciolare in cucina:
plin... plin ... plin ...
Un rivolo di vino arriva sino a sotto il muso del gatto, luì gli da un paio di lappate, poi si gira e ritorna in stanza.
Comunque, quel gatto mi è sempre stato sui coglioni” affermo, tanto per rompere il ghiaccio.
Hai fatto un po' tardi” mi dice mia moglie, ripresasi dallo spavento.
Sono stato chiuso nella cella frigorifera dell'Iper Coop. Mi hanno liberato pochi minuti fa. Lì dentro ho avuto una discussione lunga dieci anni col cugino di Dio, che era frutto della mia mente e, grazie a questa esperienza extrasensoriale, ho acquisito una sapienza unica.”
Mi sono accorta che mancavi da casa dopo due anni” ribatte lei.
In effetti comunicavamo poco. Ma ora sono un uomo nuovo, più consapevole del nostro ruolo nell'universo.
Quale?”
Consiste nell' estinguerci disturbando il meno possibile.”
Non ti ho mai amato” dice lei.
Lo so, non importa. Sono venuto solo a salutarti. Da domani non voglio più avere rapporti con esseri umani, andrò a vivere in qualche posto sperduto e mi chiuderò nel silenzio assoluto.”
Facevi la stessa cosa quando abitavi quì” dice lei, sarcastica.
Esatto, ma prima non parlavo perchè non sapevo niente. Adesso non ti parlerei perchè so tutto quello che c'è da sapere. Da domani non parlerò più con nessuno, ho deciso. Rimmarrò per sempre in silenzio. Muto.
Sprechiamo un sacco di tempo a farfugliare frasi fatte, luoghi comuni, banalità, bugie, cattiverie. Di tutte quello che diciamo, al netto dell'inutile, che cosa ci rimane?
Una manciata di frasi, ad andare bene.”
A me il silenzio fa paura” mormora lei.” dopo tre anni che sei sparito mi sono messa insieme con un batterista rock di Heavy Metal. Ogni sera lui e il suo gruppo vengono qui e provano tutti i pezzi del loro repertorio”
E sei felice?”
No. Ma neanche con te ero felice. Si vede che è destino che conduca una vita di merda”
Potrei dire molte cose, ma nessuna fondamentale. La saluto ed esco da quell'appartamento, da quella casa, da quella città. In silenzio. Per sempre.
Ora sono due anni che vivo solo, isolato dal resto dal mondo. Allevo lumache. Alle lumache non ti ci affezioni, non le chiami per nome, e anche a farlo, loro non ti rispondono. Quindi sto zitto, in silenzio.
Contemplo gli aerei solcare veloci il cielo, l' erba bagnata dalla rugiada, i rami degli alberi ondeggiare al ritmo del vento. E a volte, vi penso.

Non mi mancate.

3 commenti:

  1. ...voglio la cella frigorifera...e tutto il resto...:)...susanna

    RispondiElimina
  2. bello Francesco mi ha colpito al cuore!
    MANU

    RispondiElimina
  3. bello davvero, ma chi cazzo è francesco?

    RispondiElimina