"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 14 ottobre 2011

Un cesto di noci


Il salone era illuminato da eleganti lampade che gettavano la luce in ogni angolo.

Al tavolo lui stava divorando un delizioso filetto di manzo accompagnato da un'abbondante porzione di saporite patate al forno. Ai bocconi di carne alternava lunghe sorsate da un calice ricolmo di un superbo vino rosso. Di fronte a lui, separata di una barricata di bottiglie, bicchieri, piatti, vassoi e cestini, lei mangiava assente dei finocchi al vapore infilzandoli con la forchetta che teneva nella mano destra, mentre con la sinistra si arricciava una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi. Faceva fatica a sentire quello che lui le diceva in quel momento. Sembrava che fosse intento a parlare di qualcosa che suonava come extension, o forse traction. Parole che lei doveva conoscere ma di cui in quel momento non riusciva a cogliere il senso.

Lui la voleva sempre in forma e sempre tonica, le diceva: “ se mi ami davvero non dovrebbe essere difficile”, e lei faceva di tutto per accontentarlo. Non voleva che si mettesse a guardare le altre e non voleva che le altre risultassero meglio di lei in un confronto.

Così si sparava tutti i giorni ogni genere di esercizio: leg extension, leg curl, affondi, hack squat, peck back, croci piane, croci a 45 gradi e altri ancora. Tutto per avere un fisico tonico, una paio di tette sode e due chiappe di marmo.

Doveva restare concentrata. Restare concentrata sul non fissare il piatto del compagno. Altrimenti quella sera avrebbe ceduto, se lo sentiva. Si mise allora a guardare gli altri clienti del ristorante, la postura con cui sedevano, i gesti delle mani quando conversavano e quando.....prendevano dal piatto il loro cibo. Non era possibile. Non era possibile sfuggire al subdolo richiamo tentatore del cibo, così tornò a volgere lo sguardo al compagno che in quel momento, ultimato il suo filetto, stava ordinando una porzione di torta ripiena di crema al cioccolato. Dovette prendere un lungo respiro per non perdere lucidità, ma non poté nulla per quello che successe dopo. L'occhio del compagno, mentre guardava allontanarsi il cameriere con la sua ordinazione, incrociò la silhouette di un’altissima valchiria che, fasciata in un lungo abito aderente, attraversava in quel momento il ristorante. Forse l'uomo non ci pensò neanche quando pronunciò quella considerazione - “Quello si che è sodo” - ma mal gliene incorse.

La pazzia non si manifesta sempre come l'eruzione improvvisa di un vulcano; a volte ha l'aspetto quadrato e matematico di una punta di diamante su un vetro.

La compagna dell'uomo richiamò il cameriere e ordinò un cestino di noci. Sebbene la richiesta fosse insolita, di fronte alla determinazione calma della donna, il personale si attivò per esaudirla.

Una volta che il cestino fu sul tavolo, la donna si alzo in piedi afferrando una noce dal cestino e avvicinandosi al fidanzato, con tono amorevole gli disse: " Mi sembra che tu abbia le idee un po' confuse, amore. Ma ho voglia di darti una mano. Ti aiuterò a chiarirti. Devi avere fiducia, caro! Osserva bene quello che ti mostrerò e non dimenticarlo. E' raro vedere un culo sodo come il mio.....un culo che rompe le noci!”. E quasi che si aspettasse davvero di vedere una noce aperta con il culo, come si racconta nelle barzellette, l'uomo non vide nulla ma poté soltanto sentire il freddo della lama del coltello mentre gli apriva lo stomaco.

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