"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 7 novembre 2011

Nudo


Ho scaldato la stanza come faccio ogni volta che vieni, metto la legna nella stufa per togliere un po' di umido da queste pareti fredde. Ho già preparato l'acqua nel pentolino per il te che berremo insieme dopo le tue lunghe ore di posa immobile e le mie di lavoro febbrile.
Entri allegramente, come sempre, e ti porti dietro l'aria fredda della strada. Alzo lo sguardo un istante dalla tavolozza imbrattata dai colori che sto preparando; vorrei solo salutarti e tornare subito al mio lavoro ma non ci riesco. Sei così bella, mia piccola Hélène, così luminosa, buffa anche, con quel cappellino sghembo e il cappotto striminzito di sempre.
Ti ho amata da subito, mia preziosa Héléne, dal giorno in cui ti ho vista in quel bistrot dove ti guadagni da vivere, che asciugavi bicchieri dietro al bancone. Mi hanno investito i tuoi colori come un'onda anomala, quella pelle di perla e quei capelli color rame che accendono i tuoi occhi chiari e li esaltano ancora di più. Guardavi tutto con interesse, attenta ad ogni cosa intorno a te e in un istante fatale i nostri sguardi si sono incrociati.
Ti spogli, il freddo ti fa svestire in fretta e mentre lo fai saltelli, ti frizioni le gambe e le braccia, massaggi quel bel corpo bianco emettendo dei gridolini buffi.

Lo conosco a memoria il tuo corpo nudo, l'ho dipinto tante volte, l'ho sognato tante volte e anche se non sono più giovane, la vista di te sdraiata sui cuscini, immobile e nuda, mi provoca un uragano dentro, una burrasca nello stomaco, un vigore di ragazzo che mi sorprende ogni volta. E allora dipingo e riempio la tela di colore, luce, ombra, fiori e occhi e labbra, animali, seni e mani, fianchi, luna e stelle, pianeti e trasferisco lì tutto il mio ardore di vecchio innamorato, tutta la passione di uomo perduto in un amore non ricambiato.
Ora ti rivesti, ti siedi accanto a me, stiracchiandoti come una gatta pigra, avvicini la tazza alle labbra e mi guardi silenziosa, osservi i miei capelli bianchi e scomposti, la barba ormai grigia e ispida, ti vedo seguire le linee irregolari delle rughe sul mio viso con una tenerezza di figlia, momenti che sembrano infiniti.... E adesso sono io ad essere nudo, nudo e vulnerabile, nudo e vecchio, nudo di fronte ai miei sentimenti,
nudo e disperato di fronte a te che mi guardi come si guarda un padre stanco mentre io ti prenderei adesso, con la furia di un animale affamato, con il desiderio di un uomo innamorato.
Sei già in piedi, la mano sulla maniglia, ti volti un istante, sorridi, sei già fuori....

5 commenti:

  1. Fulvia ! complimenti è bellissimo, profondo sensoriale nei dettagli, chi legge si sente quasi un osservatore indiscreto...
    Nadia

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  2. bravissima hai descritto benissimo i sentimenti di quest'uomo e l'assenza dolce di quelli di lei.
    Manu

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  3. Bello Fulvia. Mi sono sentita in quella stanza con lui..anzi mi sono sentito proprio lui.

    Franca

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  4. Fulvia, è bellissimo! E' proprio come dice la Manu... in lui, il sentimento totale, l'amore e la passione... in lei, semplice tenerezza, dolce assenza.... Mi è piaciuto davvero tanto!

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  5. mi sono dimenticata di firmare..... Flavia

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