"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

giovedì 10 novembre 2011

La donna farfalla


L'albero si slancia solitario a un decina di metri dal campo. La corteccia, un impasto di marrone, grigio e color crema che si sfalda in lamine; le foglie, lunghe e larghe, di colore verde lucido e dalla forma che richiama il palmo di una mano. Un platano. E due uomini.

Lo zio non ride, ma sembra che il suo corpo sia abitato da una specie di elettricità, da una febbre benigna. Vuole parlare al fratello. L'espressione di mio padre si fa dura; gli si contraggono i muscoli del viso e le labbra si serrano, disegnando una virgola nell'angolo sinistro della bocca. I due uomini, fermi sotto il platano, come se siano sicuri di essere dentro una bolla, una sfera, un giardino segreto tutto loro, sono pronti. Lo zio comincia a parlare.

Chissà cosa starà raccontando a papà. Da dove sono riesco a sentire poco e in maniera confusa; vedo quell'oscuro alfabeto fatto di gesti, di occhi, di sospiri. Che misteri nasconde quell'uomo sparito nel nulla, e che ora riappare?

Già! Perché lo zio era sparito. Era partito per una grande città sul mare e invece di tornare dopo qualche giorno, era scomparso.

Sin dall'infanzia le traiettorie delle loro esperienze su questa terra erano state assai diverse. Lo zio era come una corsa a perdifiato nei campi d'estate; senza motivo e senza meta. Mio padre era una corsa campestre, dove puoi anche divertirti e scegliere il tuo ritmo, puoi anche vincere se ci riesci, ma ci sono delle regole da rispettare, o perlomeno un percorso. Da grandi le differenze fra di loro erano rimaste forti: lo zio tirava di scherma con i suoi fantasmi; in mio padre, le ombre e il destino avevano firmato un accordo di pace.

Una tregua che forse desiderava anche lo zio? Non so. E che non riesco a spiegarmi il perché accettò l'idea di sposarsi. Che fosse l'estremo tentativo di ottenere l'approvazione della famiglia o di trovare un porto, dove sfuggire a tutte quelle sirene che lo sballottavano da una parte all'altra? In ogni caso si sposò.

Lo zio ci si mise con impegno in questo matrimonio: accettò un lavoro più sicuro e meglio pagato, ridusse le sue uscite, smise di frequentare gli amici più bizzarri e cominciò a presenziare a tutti i pranzi di parenti e conoscenti.

Lentamente però il suo stato d'animo cominciò a cambiare; l'uomo energico, propositivo e brillante veniva soppiantato da un uomo opaco, stanco e debilitato, che andava ingrigendosi. Prese ad ammalarsi: da prima asma e leggere difficoltà respiratorie, poi lievi mancamenti, infine veri e propri svenimenti.

I familiari preoccupati stavano pensando di spedirlo in una qualche località di vacanza, quando il caso sembrò regalare la possibile soluzione al problema. Un viaggio, per ragioni commerciali, in una bella città di mare. Sbrigate rapidamente le facili questioni mercantili, l'uomo avrebbe avuto tutto il tempo per beneficiare del clima e dell'aria marittime. Sembrò la soluzione. L'uomo fu spedito in trasferta con la celerità di un pacco postale, e come succede talvolta ai pacchi postali, andò perso.

La famiglia non avendo sue notizie contattò le autorità. Dalle indagini emerse che lo zio aveva raggiunto la città, aveva sbrigato i suoi affari ed era scomparso, come asserivano gli ultimi testimoni che si ricordavano di lui, fra la folla che sciamava nel quartiere dei divertimenti. Poi il nulla. Fino ad oggi. Fino al platano.

Lo zio parla per molto tempo, mentre io immobile li osservo a distanza, riuscendo a cogliere in modo confuso soltanto poche parole e qualche frammento: corda...donna…abito...gamba...salto...tesa...uomini…ista...farfalla…anima.

Chissà cosa sta raccontando a papà? Forse che ha conosciuto una Donna Farfalla; funambola, o contorsionista, oppure spogliarellista, magari tutte queste cose contemporaneamente; una donna che ha avuto più di diecimila uomini, e che più di diecimila uomini hanno perduta, perdendo un pezzo di anima ma ritrovando se stessi. Ma tutto questo lo posso solo immaginare, perché in pratica non sento quasi nulla di quello che i due uomini si stanno dicendo.

Per tutto il tempo mio padre resta in silenzio. Quando il fratello smette, lui resta immobile per qualche secondo. Poi si volta verso di me per un istante lunghissimo, e in un attimo si scioglie in un sorriso. Il sorriso più luminoso che gli ho mai visto. Immediatamente torna a guardare lo zio, gli si avvicina e all'orecchio sinistro gli sussurra pochissime parole. Ancora una volta non so cosa gli dice ma immediatamente il fratello lo abbraccia.

Lo zio se ne va per sempre lasciandomi il suo ultimo regalo. Una sfera di cristallo attraversata da una trasparenza nebbiosa. E io lo vedo dentro. Vedo che una notte camminerò solo in una città sconosciuta, alla ricerca di qualcosa; mi fermerò sulla soglia di una tenda, e su quella soglia sceglierò fra un accordo di pace e una Donna Farfalla.

2 commenti:

  1. ... ma quanto hai aspettato a postarlo??!!... Ciao, bello rileggerlo!
    Flavia

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  2. ....ha ragione Flavia...mi hai fatto tornare al laboratorio di scrittura...

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