"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 7 novembre 2011

Conserva




- Tere' svegliati! Dobbiamo essere in tribunale alle nove!

- Si si zia. Lo so.

Teresa ha 17 anni è cresciuta con la zia, la mamma freddata che aveva 5 anni in una soleggiata mattina d'estate con 2 colpi di lupara, uno

alla bocca, ed uno al cuore, il tutto mentre con le donne della famiglia era indaffarata e circondata da quintali di san marzano per il rito della

conserva di pomodoro. Quella che una volta divisa fra il parentame avrebbe colorato le tavole dei pranzi e delle cene a venire e rinvigorito gli
animi e le membra dei capi famiglia.

Freddata davanti a Teresa dal suo uomo; nulla è rimasto di quella mattina a turbare i suoi sogni.

- Zia! Come stai oggi? Paura?

- Bah. Come una a cui è stata tenuta chiusa la bocca con un tappo per troppo tempo e che adesso che può finalmente parlare non sa se

farlo o se continuare a tenerla chiusa. Ma cosi, al naturale, per volontà propria.

- Io sono curiosa invece. Non vedo l'ora di stare là. Nemmeno me la ricordo la sua faccia! Ma lui si, lui deve ricordarsela la mia. Li voglio

vedere quegli occhi , quelle mani. Voglio vederlo il suo sguardo e voglio ..

-Terè non ti illudere. Lui non è un uomo normale. Te l'ho detto mille volte. E' cresciuto come un selvaggio, come una bestia. Non lo sa cosa

sia l'affetto, la pietà, l'amore. Se avesse potuto avrebbe ammazzato anche me e te, forse.

-Zia, come dice la prof. di lettere Severino, ogni uomo può riscattarsi, pentirsi, sentire il bisogno di riverdersi di scoprirsi e poi un padre è un

padre...

- Terè! Il latte si raffredda!

La mamma di Teresa, Rita, da viva pareva una mozzarella, bianca, succosa, fresca, le mancava giusto giusto un poco d'olio, due foglie di
basilico ed un pizzico di pepe per essere assaggiata. A tutti faceva quest'effetto. Troppo giovane troppo ingenua per prendere marito. Ma a
quell'età quelle come lei quel sogno avevano. Maritarsi ed avere una bella famiglia per cui lavorare.
Lo sapeva che lui era imparentato con una famiglia mafiosa ma quelle erano cose da uomini e loro erano solo dei ragazzi. Lui poi bellissimo sembrava Paul Newman.
Troppe volte il suo Paul era tornato a casa sporco, macchie, rosse, appiccicate alla maglietta come medaglie. Non erano quelle della conserva. Lo sapeva bene senza chiedere.
Piangeva Rita, stanca, ogni notte, piangeva prima che lui rincasasse o appena dopo che lui sopra di lei aveva appena sfogato quel poco di uomo che ancora gli rimaneva.
La paura di perdere la sua famiglia la portò alla decisione più difficile della sua vita. Si presentò in questura e raccontò quello che non si deve.
Quel giorno qualcuno decise che per Rita la parola futuro era solo una sequenza di 6 lettere da infilare dentro a dei quadrati orizzontali su di un foglio.

Teresa e la zia vivevano sotto protezione dal giorno seguente a quello della conserva di pomodoro.

- Ma che fai Teresa, ti trucchi per andare in Tribunale? Guarda là sul fianco destro dove hai la tasca, c'è una macchia di rossetto.
Teresa preso un fazzolettino si pulì velocemente.

- Voglio fare bella figura, voglio che veda bene cosa sono diventata, senza di lui.

- Farti bella per una bestia? Tempo perso.

- Zia se finiamo sul giornale è giusto che sotto la parola ERGASTOLO ci sia una bella foto...pure tu dovresti essere più bella oggi.

Scesero velocemente i gradini dell'androne della loro tana e si affrettarono a salire sull'auto della scorta, o come li chiamavano le due donne, dei loro angeli armati.
Una volta arrivate la zia cominciò a manifestare in volto la tensione, Teresa le teneva la mano stretta stretta. I suoi occhi parlavano e l'accudivano...zia andrà bene.

In aula Teresa non vide più nulla, nè senti il mormorio delle voci dei presenti che fino a pochi secondi prima aleggiava tutt'intorno.
Si sentiva come se si trovasse all'interno di una cattedrale gotica chiusa per lavori di ristrutturazione. In un luogo non luogo, nè sacro nè profano. Silenzioso e freddo. Sentiva di essere li, presente, sola, con il battito del suo cuore e con lo scorrere del sangue lungo le vene.

Lo vide, nell'angolo a destra dell'aula, quasi di fronte a lei, dietro le sbarre. L'angolo dei detenuti. Quelle sbarre che aveva visto solo al telegiornale delle 20.30 e a cui pareva dimostrasse indifferenza tutte le volte. Lui era immobile, lo sguardo algido, fisso verso qualcosa di non visibile agli altri. Ben vestito. Era bello. Eccoli gli quegli occhi che avevano incantato la giovane madre. I loro sguardi si incrociarono per un attimo.

Il tempo per l'uomo di sedersi sulla sedia di fronte al giudice per essere ascoltato che la ragazzina con un balzo selvaggio e inaspettato
gli si scaglia addosso facendolo cadere dalla sedia. Era una pantera che inseguita la sua preda per ore è pronta per l'attacco finale.
Le forze dell'ordine velocissime bloccano e allontanano la ragazzina dall'uomo. Ma è tardi. Lui giace a terra, bianco, con gli occhi spalancati increduli sparati dritto verso la ragazzina. Teresa è in attesa, da sempre di quell'unico momento; davanti a suo padre l'ultimo giorno della sua vita e per mano sua, del suo stesso sangue.
L'uomo soccorso inutilmente sta morendo, pozze di macchie rosse sui suoi abiti, sulle braccia, i polsi irriconoscibili, sangue sul pavimento.
Il coperchio di una latta di conserva di pomodoro accanto a lui, di quelle che si aprono con l'apriscatole.
Quelle che se sei bambino ti dicono : non toccare che taglia!

Teresa lo guarda senza alcuna emozione, impenetrabile, in cerca solo di udire con certezza l'ultimo respiro della bestia.

Subito dopo nel volto di Teresa rivolto verso la zia l'alba di una piccola ruga si fa spazio e come una porta tenuta chiusa per lunghi anni,
come per magia, eccola schiudersi , lentamente, a lasciare entrare tutta la luce, i colori, la brezza, i profumi , i sapori , le risate, i pianti, i singhiozzi ,
tutta quella vita che in una soleggiata mattina d'estate era stata conservata e messa via.

1 commento:

  1. Ciao Franca,
    un racconto ricco di immagini.
    Immagini di donne sole.
    "eccola schiudersi , lentamente, a lasciare entrare tutta la luce, i colori, la brezza, i profumi , i sapori , le risate, i pianti, i singhiozzi ,
    tutta quella vita che in una soleggiata mattina d'estate era stata conservata e messa via."
    Bella questa similitudine con la conserva!
    Good!
    Manu

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