"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 15 marzo 2011

le mele di Adamo



Ispirato a uno dei libri della Bibbia, Il libro di Giobbe, Le mele di Adamo si concentra sulla figura di Adam (Ulrich Thomsen), neonazista appena uscito di prigione che viene mandato presso una comunità di recupero in un vicariato di campagna, sotto la tutela di padre Ivan (Mads Mikk Elsen), un pastore protestante. E, al di là dell’ottima prova degli attori, dalle pelli costantemente sudate, buona parte della bellezza del non facile lungometraggio di Jensen è individuabile proprio nell’affascinante ambientazione rurale. Una desolata scenografia all’interno di cui bene e male sono in continuo contrasto, con Ivan, da un lato, che pensa che Adam debba darsi uno scopo nel corso dei mesi da trascorrere “sotto sorveglianza”, e quest’ultimo, dall’altro, che, per irriderlo, decide di preparare una torta di mele con l’albero più bello del giardino. Il quale, però, come se fosse finito nelle grinfie di qualche negativo intervento ultraterreno, viene attaccato da vermi, uccelli e fulmini. Infatti, grazie anche alla bella fotografia di Sebastian Blenkov , che fa ampio sfoggio di contrasti, non mancano momenti d’inquietudine, i quali coincidono spesso con l’imbrunire, nell’intento probabilmente di simboleggiare, appunto, la netta divisione tra la luce del bene e le tenebre del male. Ma il regista non dimentica indispensabili dosi di humour nero, efficaci nel rendere sicuramente più scorrevole una sceneggiatura che, basata quasi esclusivamente sui dialoghi, privilegia la costruzione psicologica dei diversi protagonisti, per poi condurre spesso a risvolti assurdi. E, una volta terminata la visione, in cerca di un messaggio da apprendere, potremmo forse asserire che Le mele di Adamo tenti di spingerci a rispondere ad un personale quesito: “Quanto è profondo il tuo amore?”; proprio come lascia intendere How deep is your love, hit dei Bee Gees che in più di un’occasione ci viene fatto ascoltare mentre le immagini scorrono sullo schermo.

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