"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

venerdì 8 febbraio 2013

rami spezzati (versione alternativa)

Avendo le mani occupate dalla legna, Salvatore aprì la porta del rifugio con una testata. Andò a gettare i ceppi legna nel camino acceso, quindi si spogliò dagli indumenti zuppi d'acqua, rimanendo in maglietta e mutande. Rimase davanti al fuoco un paio di minuti grattandosi rumorosamente i coglioni, quindi si avvicinò al tavolo al centro della stanza, lasciandosi cadere sulla sedia.
Suo figlio Pasquale, seduto di fronte a lui gli porse un bicchiere colmo di Amaro Averna.
Salvatore si calò l'amaro in un colpo, quindi posò il bicchiere sul tavolo.
Pasquale gli versò un altro bicchiere. Salvatore lo bevve subito. Il figlio gliene versò un'altra razione. Salvatore lo bevve. Il figlio riempì nuovamente il bicchiere.
Hai finito di versarmi questo minchia d'amaro?” sbottò il padre.
Pensavo ne volessi ancora”
Che cazzo, ogni volta che lo bevo tu me lo riversi!”
Scusa”
Neanche mi piace questa porcheria.”
Scusa, io mi credevo...”
Amaro Averna del cazzo.”
Mi dispiace”
Lascia perdere” disse Salvatore. “Che tempo danno domani?” chiese al figlio.
Pioggia a catinelle”
Salvatore bestemmiò, tirando un pugno sul tavolo così forte che il tavolo si impennò, colpendo il figlio sotto il mento. Pasquale cadde dalla sedia con un tonfo orribile. La bottiglia e i bicchieri volarono dietro le spalle di Salvatore infrangendosi contro il muro.
E stai un po' attento!” disse il padre, quindi si alzò e andò a osservare il tempo fuori dalla finestra. Vento e pioggia, una tempesta con i fiocchi. Vide un ramo spezzarsi e volare lontano. Una gallina piombò sul vetro, schiantandosi. Il becco si era impiantato nello stipite come una freccetta. L'animale agitò un po' le ali , quindi smise di muoversi. Un uovo gli scivolò fuori dal culo.
Sti cazzi.” Meditò Salvatore, quindi aprì la finestra e recuperò la gallina e l'uovo. Stava già immaginando il pollo allo spiedo quando il figlio interruppe i suoi pensieri con una frase.
Che hai detto?” Chiese.
Pasquale aveva recuperato un altra bottiglia di amaro Averna e, seduto al tavolo se ne stava versano un bicchiere raso.
Ho detto che finito questo lavoro, io non torno a casa. Vado via.” disse, quindi bevve tutto d'un fiato l'amaro. Salvatore aveva una gran voglia di grattarsi i testicoli, ma aveva le mani occupate dalla gallina e dall'uovo, e rimase impalato dinanzi al figlio.
Cosa dirà tua madre?” disse alla fine.
Papà, la mamma è morta da due anni.”
Non essere pignolo adesso!” disse Salvatore, rosso in viso. L'uovo gli esplose in mano. Andò alla dispensa, prese un coltello e con un colpo secco staccò la testa alla gallina, quindi iniziò a spennarla furiosamente. Le penne volavano in tutta la stanza.
E dove andrai a stare?” disse, dando le spalle al figlio.
Per un po' andrò a casa di Beppe, poi vedrò.”
Beppe, quello che non gli piacciono le femmine?”
Si, Beppe.”
Ma...” disse Salvatore quindi si voltò a guardare il figlio. Ora capiva i dischi di Barbara Streisand, la passione per la danza classica, quelle ore passate a guardare Benedetta Parodi, le ciglia finte lasciate in giro nel bagno, e quei due muratori bergamaschi trovati in camera del figlio nudi a saltellare sul letto con le cazzuole e secchielli e casco antinfortunistica, mentre Pasquale ballava sulle punte.“Altro che preventivo per una ristrutturazione”meditò. Stette un po' li a rimuginare, grattandosi tranquillamente i coglioni.
Ma ,allora sei finocchio!” Disse.
Il figlio annuì, abbassando lo sguardo.
E potevi dirlo prima, che cazzo! Io chissà che mi credevo, pensavo fossi solo rincoglionito. Versami un bicchiere di amaro Averna, và, che poi ci mangiamo il pollo.”

QUA TROVI LA VERSIONE ALTERNATIVA DI QUESTO RACCONTO
 http://fondazionerosewater.blogspot.it/2013/02/rami-spezzati.html

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