"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 20 febbraio 2013


Impalpabili, lievi, sorridenti: bolle, bolle di sapone.
Si schiudono speranzose da un soffio di gioia e prendono il volo. Volteggiano, danzano, si librano nell’aria incuranti del mondo sottostante, triste e incolore. Si accendono di mille sfumature come l’arcobaleno, brillano di felicità.  “Riusciremo a salire fino alle stelle”  - pensano - … le stelle, lassù, nella casa dei sogni,
 Il vento le trascina in un folle valzer, le ubriaca di chimere e costruisce per loro castelli in aria. Il vento  le sfiora, le accarezza, le corteggia.  Le fa sentire  libere,  leggere, pazze di felicità.
Ma il vento è capriccioso: da un momento all’altro il suo soffio gentile si trasforma in un rantolo rabbioso e le fragili bolle di sapone vengono travolte da una furia ostile. Si dibattono nell’aria, gonfie di paura, tremanti nel loro trasparente vestito di cristallo. Una raffica ancora più forte e puff…. non resta che qualche goccia, qualche lacrima.
Bolle. Bolle di sapone. Sogni di cartapesta. 

Sintetizzando in un haiku (breve componimento poetico nato in Giappone e composto da complessive 17 sillabe), si potrebbe scrivere

fragili bolle
svaniscono nel vento -
sfumano i sogni







                                                                                             

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