"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 23 aprile 2012

L'ospite inatteso


Si mosse con lentezza e circospezione, ma riuscì a entrare. Nessuno lo vide. E' probabile che la sua intenzione fosse quella di utilizzare quell'ambiente come una sistemazione temporanea, da cambiare quanto prima, sebbene fosse sicuro che là lo avrebbero lasciato in pace. Di certo credeva che là nessuno si sarebbe accorto della sua presenza. Su questo il tempo gli avrebbe dato ragione.

Lo spazio che aveva scelto dove sistemarsi era ampio, comodo e fornito di tutto quello che gli sarebbe servito. Non era molto luminoso, ma lui aveva imparato a muoversi e sopravvivere anche al buio.

Noi non sappiamo per quanto tempo vivette in quella casa, ma possiamo immaginare il tuffo al cuore e il panico che lo colse quanto sentì le pareti scosse da quello che sembrava un terremoto. Dapprima una scossa fortissima che sembrò sollevarlo da terra e poi tutta una serie di altri smottamenti, più deboli rispetto al primo ma comunque di notevole intensità, che lo sballottavano a destra e a sinistra.

Tremante, invece di uscire dal suo riparo si fece piccolo e si rintanò in un angolo. Rimase incollato là per una decina di minuti, il tempo che durarono queste prime scosse.

Tornata la quiete, valutò lo stato del suo alloggio temporaneo. Le pareti aveva tenuto e sembravano integre, così come la volta del soffitto. Questa costatazione fece si che quando un paio d'ore più tardi si verificarono nuovi smottamenti il suo stato d'animo fosse più rilassato e lui non sentisse il bisogno di incollarsi nuovamente alle pareti. Segui un forte boato che però non lo preoccupò, essendo abituato a suoni e rumori altrettanto forti, sebbene di natura diversa. Poi tornò la quiete, accompagnata dalla sensazione di essere cullato e da piccoli brividi lungo il corpo. Così s'addormentò.


Quando Elisa aprì lo zaino un terribile odore di pesce invase la stanza. Quasi senza pensarci afferrò il sacchetto dove aveva ritirato le conchiglie raccolte sull'oceano, lo portò in bagno e rovesciò il contenuto nel lavandino. Esamino i gusci uno per uno, e agitando il più grande senti che all'interno qualcosa si muoveva. Capovolse la conchiglia e dall'apertura scivolò fuori il corpo inerme di un piccolo paguro. All'occhio della ragazza resto incollata una lacrima, indecisa su da farsi.

1 commento:

  1. Tutto avrei pensato, fino al finale, che la casa fosse una conchglia e il suo abitante un paguro.... bello!
    p.s. Povero paguro!!

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