"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 20 aprile 2011

Super Attak Universale

Avevano una storia, quei due. O forse no, ma quasi. All’improvviso, lui partì. Destinazione nota, causa… ignota.
Passarono i giorni, le settimane e lui non tornò ma si limitò a centellinare fumose spiegazioni che non spiegavano un bel niente. Finalmente a lei fu chiara la verità: quello era un viaggio di sola andata, e la ragione era da declinare al femminile.
Un cupo dolore dilagò in ogni fibra del suo corpo, della sua mente. Le sue notti diventarono un incubo, il risveglio al mattino un incubo ancora peggiore. Poi, un giorno, l’incubo si trasformò addirittura nella paura di essere letteralmente impazzita: mentre si alzava dal letto, udì all’altezza del cuore uno strano tremito, seguito da un rumore leggero ma inquietante: crick! Sembrava che dentro di lei si fosse sbeccato un bicchiere o si fosse crepato uno specchio… “Sono diventata matta”, disse fra sé. E senza far parola a nessuno di tutto ciò, andò a lavorare e tornò a casa il più tardi possibile, per non pensare e non essere sola.
Dopo cena, mentre si sforzava inutilmente di guardare un programma in tv, i suoi pensieri divagavano: tornavano a lui, alla sua partenza inaspettata, alle sue menzogne. E a un tratto udì nuovamente dentro di sé quello strano crepitio e quel crick così oscuro, così angosciante.
Crick… Crick… Crick…. Per tutta la notte fu perseguitata dalla sensazione che il suo cuore stesse letteralmente andando in pezzi, mentre il suo torace faceva da cassa armonica a quel susseguirsi di scricchiolii. Eppure respirava regolarmente, non stava male, non faceva fatica ad alzarsi dal letto, a muoversi, a camminare per casa.
La mattina dopo non ci pensò due volte: andò di corsa dal suo medico. Costui era un tipo stravagante, ma con lei aveva sempre azzeccato le cure e non aveva mai avuto incertezze sulle diagnosi. Anche questa volta espresse a colpo sicuro il suo parere: “Questo, cara signora, è un evidente caso di “fractura cordis”… in altre parole, cuore spezzato….”
Lei restò di stucco. Certo, aveva il cuore a pezzi, ma in senso metaforico. Quei rumori sinistri nel suo petto, invece, non erano affatto metaforici e tentò di obiettare qualcosa... Ma il medico, con assoluta naturalezza, come se prescrivesse un’aspirina o uno sciroppo per la tosse, proseguì: “Mi ascolti bene, qui l’unico rimedio è una dose massiccia di Super Attak Universale.”
“Cooosa?? Attak?... Ma sta scherzando ??”, replicò lei.
“Assolutamente no – rispose il dottore – e le consiglio di fare come le dico, immediatamente, prima che il suo cuore vada in briciole”.
Lei, un po’ per la paura, un po’ per l’agitazione, allungò la mano verso il flaconcino di Super Attak Universale che lui le stava porgendo e, senza pensarci oltre, lo vuotò. Sembra impossibile, ma non rimase con la bocca chiusa per sempre, o con la gola intoppata dalla colla, senza più riuscire a respirare…… Il Super Attak Universale era talmente super che andò dritto dritto dove doveva andare…. al cuore. Ed era così universale che riuscì a “rimetterlo insieme”, come se fosse un semplice vetro rotto. Saldò tutte le crepe, lo avvolse come una seconda pelle e gli restituì un battito calmo, regolare, perfetto!
Ma soprattutto, niente più crick… niente più fremiti, scricchiolii, fratture. Il Super Attak Universale aveva funzionato a meraviglia. Unico effetto collaterale: il cuore di lei era diventato di pietra. Non andò mai più in pezzi ma non ebbe mai più neppure un piccolo fremito d’amore.

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