"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

giovedì 21 aprile 2011

L' amante

Conoscevo Gigi da una vita.Diventammo amici ai tempi della scuola materna. Da allora condividevamo tutto,gioie e dolori, è proprio il caso di dirlo. Avevamo l'abitudine di farci, ogni tanto,un aperitivo dopo l'ufficio. Gigi era un uomo tutto d'un pezzo.Coerente nell'esprimere le sue idee e fermamente convinto dei valori della famiglia e del matrimonio, della sua indissolubilità.
Fu proprio in occasione di uno di quegli aperitivi che mi fece una confessione.
Una sera ci trovammo nel solito locale.Un pub stile inglese con sgabelli e tavolini molto alti. Dietro il bancone un grande specchio guardando il quale si poteva vedere tutto il locale.
Ci sedemmo in una zona un pò appartata ed ordinammo subito i nostri aperitivi. Gigi,che era un tipo loquace, non parlava e aveva lo sguardo fisso sul tavolino, fatto di legno, quasi ne volesse contare le venature. Intanto il barista ci portò gli aperitivi,due bibite colorate guarnite con giallissime fette di limone.
Più che due aperitivi sembravano due manifesti di un qualche carnevale che si sarebbe festeggiato chissà dove.
Come il barista se ne andò Gigi alzò lo sguardo verso di me.Puntò i suoi occhi grigi dritti nei miei e mi disse:
" Ho un 'amante" (mi disse).Rimasi di stucco e stentavo a crederlo. Mi disse che la vedeva tutti i giorni o quasi. " Deve esserne proprio innamorato" pensai. Pensai anche che stesse scherzando,per il modo sorridente con il quale mi fece questa
confidenza. Da quel giorno tutte le volte che ci incontravamo mi parlava di lei. Di come lui non potesse rinunciare ad incontrarla e di quanto le costava. Pensai che la sua amante fosse tale solo per denaro ma, pur non approvando quella relazione, cacciai dalla mia mente quell'ipotesi. Una sera, stavo aspettando il mio amico fuori dal suo ufficio per il solito incontro prima di cena, quando lo vidi uscire.Puntuale come sempre alle 18,05.Prima che si accorgesse della mia presenza notai sul suo volto un'espressione tesa,come di chi teme di essere scoperto perché sa
che sta combinando qualcosa di grave." Non si ricorda dell'appuntamento" pensai.La cosa mi
sembrava molto strana.Non mi feci vedere e lo seguii.Sicuramente stava raggiungendo la sua amante. Entrò in un bar poco distante.Entrai anch'io, senza farmi notare naturalmente. Lo osservai di sottecchi ed ecco la vidi: era lei.Le si avvicinò e cominciò ad accarezzarla e a
coccolarla. Lei subito gli rispose con suoni elettronici,luci colorate e musichette allegre. Raramente emetteva anche parole metalliche..tin, tin, tin, tin, ripetutamente per decine di volte. Gigi era come in estasi.Esultava gridando con un'espressione di godimento,sembrava uno strano
orgasmo durante un amplesso tra carne e metallo. Gigi qualche volta ficcava una mano in tasca per trarne una banconota che si faceva cambiare in
tante monetine con le quali convinceva lei a cominciare un altro amplesso.La accarezzava e la
coccolava. Le imprecava contro anche, la picchiava se non emetteva quel tintinnio che gli dava godimento. Avevo gli occhi fissi su di lui come se fossi ipnotizzato.Quasi si accorse di me ed uscii
velocemente da quel locale. Attesi fuori.Stava uscendo e per non farmi vedere mi nascosi dietro un furgone.Notai la
sua espressione serena, soddisfatta e sorridente: direi quasi .....felice.
Mi feci coraggio e cercai di raggiungerlo chiamandolo:" Gigi, Gigi....aspettami". Si voltò sorridente. " Ti ho visto là dentro, pensavi che non mi fossi accorto di te ?" disse. "Avrei voluto presentartela" continuò. " Chi ?" domandai. " Ma lei, la mia amante" esclamò Gigi. Rimasi senza parole. In un attimo capii tutto. Quando mi confidò di lei voleva esorcizzare il suo
vizio. Quella dannata macchinetta era la sua amante.Non un'amante in carne ed ossa ma di metallo
con tanto di voce, ma elettronica e metallica . Ne era davvero innamorato, ma di quell'amore drogato , che ti fa male e dal quale non ti liberipiù. Lo accompagnai a casa senza che ci scambiassimo una parola.Solo un saluto sul portoncino
della sua abitazione:" Addio". " Addio ?" mi chiesi.Era uno strano modo di salutarci ma non ci feci caso.Quella scoperta mi
aveva stremato fisicamente ed emotivamente. Il giorno dopo mi telefonò la moglie di Gigi, piangendo disperata, singhiozzando.
Gigi,il mio amico Gigi si era tolto la vita la sera stessa in cui mi diede quello strano addio. Rabbrividii alla notizia e cominciai a piangere.Piansi, piansi, piansi tanto. Aveva lasciato una lettera alla moglie: " Perdonami se ti ho tradito, per lei ho perso tutto e perdo te.Non resisto alla vergogna". La sua amante di metallo gli aveva preso veramente tutto:i soldi, la famiglia e gli amici. Lei, però, è sempre in quel locale ad attendere il suo prossimo amante.

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