"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 8 gennaio 2013

La favola

La donna e il bambino si dedicarono a quello che era divenuto il loro rito.
La favola della buonanotte.
Per lungo tempo i due erano andati avanti con le favole di “Biancaneve” e de “Il gatto con gli stivali”, ma da quando al bambino erano stati regalati quei pupazzi, il suo divertimento più grande era diventato quello di inventare nuove storie, che coinvolgessero i nuovi giochi, insieme alla mamma.
I tre pupazzi erano quelli del Cavaliere Azzurro, della Principessa Luce e del terribile Drago Nero. Ogni sera, prima del sonno , i tre pupazzi diventavano i protagonisti di nuove storie. O meglio, di tutte le varianti possibili della stessa storia: il Cavaliere Azzurro lottava contro il Drago Nero per liberare la Principessa Luce, e conquistarne l’amore. E ogni sera il cavaliere era il vincitore.
Così anche quella sera.
La madre mise a letto il bambino e si chinò per scoccargli un bacio sulla fronte. Mentre si preparava a risollevarsi, le mani del bambino le afferrarono le guance e gli occhi chiari del figlio gli si inchiodarono nei suoi.


“ Mamma, tu sei la mia principessa. E papà è il Drago!”.
Gli occhi della donna continuarono a fissare quelli del piccolo. Poi la mano della donna gli carezzò la guancia e le labbra si aprirono in un sorriso sottile.

Quando la donna raggiunse il salotto si abbandonò sulla poltrona e chiuse gli occhi. Quando gli riaprì gli volse verso la finestra. Fuori nevicava. La signora Freud guardava la neve cadere.

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