"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 24 ottobre 2012

Gelosia: variazioni sul tema


“Gelosa io? Figuriamoci!” Quante volte l’ho ripetuto!
Ma un  giorno, mentre sto parlando al cellulare con Giorgio, il mio fidanzato,  sento in sottofondo il suono di un altro telefono. Immediatamente lui mi dice “aspetta un secondo”. Risponde (a chi?) con una voce strana e sento che si scusa : “Mi spiace,  ho una persona in attesa sull’ altro cellulare, ti richiamo fra un attimo”. Poche parole, ma il suo tono  è caldo, carezzevole. Poi riprende a parlare con me e mi dice frettoloso: “Perdonami, amore, devo salutarti.  E’ una faccenda di lavoro, a dopo. Ci vediamo alle otto da te”.
Lavoro? Mah, sarà. Voglio crederci, non posso pensare che sia una donna, che ci sia sotto qualcosa. Mi fa star male anche il solo immaginarlo. Eppure…. Eppure qualcosa dentro di me mi dice che quella non era una telefonata di lavoro. Improvvisamente mi ritrovo a macchinare delle cose folli: “Come posso sapere chi è? Stasera, quando saremo insieme, devo indagare. Anzi no, appena posso, gli prendo di nascosto il cellulare e controllo le sue ultime chiamate. Ma no, ma no! Cosa dico? Cosa penso di fare? Non posso cadere così in basso! Ho un orgoglio, io, una  dignità!
Non farò nulla, se sta innamorandosi di un’altra donna, se magari sta già con lei, mi comporterò civilmente, senza drammi: mi leverò di torno, senza recriminare, senza scene patetiche.”
Sono le sette di sera. Mi sto preparando per uscire con Giorgio e sono quasi riuscita a scacciare il fantasma della gelosia dalla mente. Menomale!  Ma ecco, il cellulare squilla e sul display compare il suo nome. “Tesoro, perdonami, mi dispiace moltissimo. Quella persona che mi ha chiamato oggi quando ero al telefono con te è una copywriter, c’è  un problema per la pagina della rivista che deve andare in stampa domani, devo assolutamente fermarmi qui in ufficio a sistemare il testo”.
Di nuovo il sospetto si fa largo.  Penso: “E me lo dici adesso? Non lo sapevi già da ore, non potevi chiamarmi un po’ prima?”.
L’irrazionalità prende il sopravvento. Non c’è più dignità,  non c’è più orgoglio che tenga: prendo la mia Panda e inforco la strada verso il suo ufficio. Di solito la sua auto è  posteggiata nel parcheggio sotterraneo, devo accertarmi che sia realmente lì anche ora. Ah! Che sollievo, la sua Audi c’è ed io mi tranquillizzo: “Ok, deve proprio lavorare, non era una bugia”. Ma nel momento stesso in cui  sto per ripartire, lo vedo arrivare avvinghiato a una brunetta che sarà alta la metà di lui. Non ci posso credere! Non è neppure bella, una donna come tante. Salgono in macchina insieme, li vedo baciarsi. Il mio stomaco si attorciglia su se stesso, ho il respiro affannoso, mi gira la testa. Me ne sto nascosta dietro una colonna del posteggio  per non farmi vedere: mi vergognerei troppo se lui mi scoprisse qui a spiarlo. Ma poi ci penso: “Ah sì?... sono io a dovermi vergognare?E tu, brutto stronzo? Sei un verme. Oltre a tradirmi, mi racconti un sacco di palle, mi stai prendendo per il culo.”   Eppure continuo a starmene lì ferma, impalata. Vorrei avere il coraggio di affrontarlo,  di sputtanarlo davanti agli occhi di lei, della brunetta che sta per scoparsi.  Ma porca puttana, non ci riesco.  
Aspetto che loro se ne vadano e con gli occhi annebbiati dalle lacrime mi rimetto in macchina e guido come un automa verso casa. Penso ai mille modi in cui potrei vendicarmi: presentarmi alla sua porta e rovinargli la serata, per esempio. Ma poi? Che soddisfazione sarebbe? Umilierei me stessa, non lui.
“E chi se ne frega” - decido tutt’a un tratto - Chi se ne frega dell’umiliazione. Più umiliata di così!” E allora riprendo la mia Panda, volo sotto casa sua e guardo su,  al terzo piano. Naturalmente la sua finestra è illuminata. Allora mi attacco come una pazza al citofono e pigio, pigio quel tasto fino a farmi male.  “Chi è? Cosa succede?” risponde lui con voce seccata. “Stronzo, sei uno stronzo, uno stronzo, uno stronzo!!! E affanculo il sovoir faire, la dignità e tutte quelle cose lì. 

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“Gelosia ah ah, gelosia ah ah, è l’amore che non ti sorride più. La credevo un sentimento ed è una malattia…..”  Ecco sì, una malattia, come cantava Nada.  La gelosia è UNA MALATTIA!
Per esempio, il  cellulare  di lui bippa per segnalare l’arrivo di un sms.  Lui prende il telefono, legge  e si affretta a rispondere un po’ di soppiatto, o almeno così a te sembra. E tu hai già deciso: ecco, ha un’altra. Non è detto che lui davvero abbia un’altra donna e ti tradisca, ma nel momento stesso in cui si insinua il dubbio e tu non lo respingi immediatamente, sei fottuta. Anche se lui non ti ha tradita per niente,  anche se l’sms era un semplice avviso della Tim, tu tanto dirai e tanto farai che te lo tirerai addosso, il tradimento. Ti trasformerai in un Tom Ponzi in gonnella,  lo seguirai, lo spierai, gli prenderai il cellulare appena lui lo dimenticherà per casa e leggerai i suoi sms, verificherai ogni sua chiamata. 
Non scoprirai nulla? Non importa. Significa che lui è abilissimo a nascondere le tracce dei suoi tradimenti.  Sembra quasi che tu speri che lui ti tradisca, perché a questo punto devi dimostrare (sa dio a chi e perché) che non ti sei sbagliata. E poi lo tempesti di frecciatine che lui accoglie con aria perplessa… “Eh sì, chissà quante telefonate hai ricevuto oggi!” “Mah… sì – risponde lui – oggi in ufficio i clienti non ci davano pace.” La malattia – la gelosia – si aggrava di giorno in giorno. Tu gli piombi sotto l’ufficio inaspettatamente proprio mentre lui sta cercando di sganciarsi dal suo collega, di cui non ne può più, e inviti questo a cena. Tuo marito ti fa gli occhiacci, non ha proprio voglia di sorbirsi quel rompicoglioni  per altre tre ore almeno, ma tu imperterrita insisti perché il collega venga a casa vostra. Speri di carpirgli qualche segreto su quell’altra. L’altra donna, ovviamente.
Poi ti metti in mente di fare quella sexy, sempre per competere con l’altra. E allora alè: abbigliamento intimo da zoccola, preservativi extrastimolanti, anelli vibranti, tutte le cento posizioni del kamasutra.  Tuo marito comincia a pensare che il suo modo di fare sesso  non ti piaccia più. Che tu sia stanca di lui, annoiata.  Forse - sospetta -  tu hai un altro... sei così strana in questo periodo! 
La storia per il momento finisce qui.  Attendiamo gli sviluppi della malattia.  




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