"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

domenica 18 marzo 2012

come in un brutto film

L'incontro è fissato per le 21. Orlando guarda fuori dalla finestra e non ha per niente voglia di uscire. Piove .Una pioggia cattiva, sporca. Le gocce scendono giù come colpi di mitraglia, una scarica, poi si fermano, e giù un'altra scarica. La strada è già allagata, tutte le volte la stessa storia, una macchina lenta passa sotto casa, percorrendo quel fiume urbano controcorrente. Un salmone di metallo, gli viene da pensare a Orlando e gli scappa da ridere.

Avesse in casa alcolici si ubriacherebbe, una pistola si sparerebbe ad un piede, un cane si farebbe azzannare, così da potersi fare compatire. Presentarsi fasciato, lo sguardo di chi è scampato per un soffio alla morte, ma nonostante questo è puntuale all'appuntamento con la corte marziale, pronto per farsi fucilare.

“ cosa mi volevi dire?” le chiederebbe con rassegnazione.

Orlando cerca di immaginarsi gli occhi di lei riempirsi di lacrime, mentre con la testa fa cenno di no, mormorare che no, non ho niente da dirti, va tutto bene, è tutto a posto. Ci scappa anche un bacio, un abbraccio, una carezza. Chissà, anche del sesso. Quello da cinema, appoggiati al muro.I

Però, a ragionarci su, quella posizione è di uno scomodo, di un difficile...

Orlando ci ha anche provato, ma a parte che è un tipo gracile, e a tenere sollevata da terra una donna con le braccia si fa fatica, ma il pantalone slacciato scivola giù e allora allarghi le ginocchia per non farli cadere a terra, che poi è pure bagnato e si sporcano tutti e in più devi spingere, muoverti cercando di essere sensuale, ma ti senti i crampi ai polpacci, e arrivi al punto che la vorresti mollare e mandare tutto affanculo ma non puoi, perchè che figura ci faresti?

L'unica tua speranza è che anche lei stia soffrendo, e che pur di finirla con questo strazio finga un orgasmo.

E subito dopo lo fingi pure tu.

Gesù come piove. Nei momenti drammatici nei film piove sempre. I protagonisti inzuppati sino alle ossa si lasciano, si ritrovano, a volte cantano e non usano mai l'ombrello. Chissà come mai tutta questa ritrosia verso l'ombrello da parte dell'industria cinematografica, pensa Orlando, guardando fuori. La strada è un mare mosso, nessuno ci naviga ora. Nessuno ha appuntamenti irrinunciabili. Solo lui.

Tra 10 minuti.

Quanta tensione in questa attesa, neanche lei dovesse svelargli chissà quale segreto. Che disastro di sceneggiatura, è tutto un già visto, una fiction di canale 5. Perchè incontrarsi? Non è che mi deve consegnare un atto notarile. Bastava un email, meglio ancora un sms. Perchè trovarsi? Non c'è nulla da discutere, è tutto già successo milioni di volte, ci si lascia, ci si riprende, a volte no, si soffre, si piange e poi si va avanti. E così che funziona da sempre. Questo volersi vedere di persona, il coraggio di guardarsi negli occhi, è un atto sopravvalutato. Chi se ne importa del coraggio, rivalutiamo la vigliaccheria, pensa Orlando, mandami un sms e finiamola qui.

Che, se vogliamo dirla tutta, non è che si chiude LA GRANDE STORIA, in maiuscolo.

Finisce una storia. Un ciclo. Un equivoco.

Un botto. Ci si mettono anche i fulmini adesso, pensa Orlando, guardando fuori. Il cielo è un incubo, un effetto speciale, nuvole nere dense come polmoni malati scaricano acqua a secchiate. E' da pazzi uscire con questo tempo, non si può fare. Ora la chiamo. Orlando prende il telefonino, pigia tre numeri e quello gli squilla tra le mani.

E' lei. Dice che è meglio non vedersi, col tempo che fa.

Orlando risponde che non è un problema, tanto abitano vicino, cinque minuti e è li da lei.

Lei risponde che no, non importa, tanto lui lo sa cosa voleva dirle.

Orlando dice che non lo sa.

Lo sai. Dice lei.

No, vengo li e ne parliamo, che ci vuole?

Ma lei mette giù.

Orlando rimane lì con il telefono in mano per un paio di minuti, quindi lo appoggia delicatamente al tavolino. Che brutto film, che scena madre strappalacrime, pensa, e quasi gli verrebbe da ridere. Ma a ridere non c'è la fa, quindi si veste, si infila il cappotto, prende l'ombrello e esce fuori, sotto quel cielo infame, alla ricerca di un bar aperto per prendersi un caffè.

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