"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 10 gennaio 2012

Una sera..




Una sera
Aveva in tasca un biglietto,se ne era accorto infilandosi la giacca per uscire.
Paolo non ne poteva più di quel divano e della televisione sempre accesa.
Aveva la testa e il cuore impastati come una pallina di pongo che aveva palpeggiato e schiacciato tutto il giorno.
Quel biglietto era del circo Togni, era ancora valido scadeva proprio quella sera.
"Ma chi me l'ha dato?" si chiedeva Paolo chiudendo la porta velocemente, con una fretta distratta, di chi vuole fuggire via ma non sa dove andare.
Ah già è vero me l'ha dato Umberto perchè l'ho vinto con la lotteria di Natale.
Noo, il circo è triste con tutti quegli animali sfruttati e anche i clown mi mettono tristezza ..no lo butto questo biglietto.
Scese le scale si ritrovò in strada senza neppure rendersene conto.
Aveva nevicato, Paolo scivolava sulla neve, ma l'aria era fresca e la luna illuminava le persone e le cose come se ci fossero tanti lampioni accesi.
Si sentiva solo, ma meno triste di pochi minuti fa.
Un gattino le attreversò la strada e con un balzo e un miao si infilò sotto una macchina.
A proposito di macchine.. ne passavano davvero poche e tutte andavano lentissime, anche i pensieri e i dolori si slegavano gli uni dagli altri, era più semplice comprenderli.
Accettarli ancora no..
Comunque Paolo pensava che stava meglio e che avrebbe fatto una lunga passeggiata.
Passa un autobus, Paolo vede che la fermata è vicina e istintivamente inizia a correre a correre e salta sù.
C’e’ poca gente, in fondo all’autobus vicino all’autista  un gruppo di ragazzi ride e sghignazza, le ragazze fanno le spavalde, come al solito sanno di averli tutti in pugno.
Seguirli dopo un po’ diventa noioso e così Paolo guarda davanti a se, si proprio davanti, quello che di solito non si fa mai.
Vede che c’e’ una ragazza con la testa china che dondola mollemente, come un sacco vuoto,chiude gli occhi e li riapre.
Sembra che abbia voglia di dormire, ma non ce la fa, vuole essere attenta a scendere, per vedere quando è il suo momento.”
Ad un tratto l’autobus si ferma, la ragazza si gira, fa uno scatto poi  due passi per scendere, ma poi vacilla e si aggrappa per non cadere..Paolo si alza preoccupato le prende la mano e le dice di farsi aiutare e le chiede se vuole scendere o restare sull’autobus.
“Signorina mi dica qualcosa la prego..”
“Mi scusi non mi sento molto bene, ho avuto una giornata durissima, la ringrazio, ora mi risiedo e poi scendo alla prossima”
“Ma come farà a tornare a casa se si sente cosi’ debole? Io non voglio cioè io non vorrei essere invadente, non vorrei che lei pensasse che io ma…..la posso accompagnare? Cioè intendo sottocasa.”
“Ma si va bene, sono veramente debole” dice la ragazza e si prepara per scendere.
Paolo le chiede “mi potrebbe dire il suo nome? Sa che lei mi sembra una che si chiama Chiara, non so dirle il perché..forse le sembro stupido o forse stasera da quando sono uscito vedo tutto illuminato, chiaro, sarà questa neve improvvisa..inaspettata o la voglia di dimenticare lo stress di una giornata pessima.
“Anche lei come me!Comunque mi chiamo Laura mi spiace ma mi chiamo così, mia madre ha potuto darmi il nome che amava, ha realizzato un sogno. Il mio muore sempre e cade sempre sempre più in fondo e ho paura che non mancherà molto e non lo rivedrò più.”
“Scusi se mi libero con lei di questo peso che oggi e anche ieri e da tempo ormai ho sul cuore” ..Paolo non sa se chiedere o tacere e ascoltare, non è curioso, ma vuole capire quello che sembra ora un mistero, le donne sono sempre un mistero o entità rivelatrici di vite lontane di dolori e gioie sconosciuti, a lui, almeno.
“Ho perso ancora il mio bambino, proprio oggi, ed  il settimo tentativo che faccio,
Io non riesco ad avere figli naturalmente, insomma si, facendo l’amore, come succede a tanti.
Sto facendo tutti i tentativi che questo mondo mi ha suggerito di fare, ma perdo ogni volta.
Sono stanca molto stanca fisicamente, ma non vorrei che fosse così perché io lo voglio questo bambino, per me e per Simone, il nostro amore ha bisogno di dare amore, è  una cascata d’acqua che vuole entrare nel fiume e poi nel mare, perché vuole riempire ed espandersi senza limiti.
Simone finge come me, dice che  un figlio non è determinante nella nostra vita, e che in fondo possiamo amare tutti i bambini del mondo.
Ogni volta che ci affezioniamo ad un bimbo il suo nome si imprime nella nostra carne, entra nel sangue anche se in lui non vi è alcuna traccia del nostro Dna.
E’ facile  dire che dobbiamo accettare il proprio destino, che ogni stato della propria vita ha un senso.
Ma qual’ è questo senso? Io non mi sento una donna vera, sono come  una regina senza il suo regno.
Paolo vede scorrere le lacrime di Laura copiose sulle sue guance tese, ma non le dice niente.
Nulla che possa farla smettere di stare così male.
Sente che è viva e lucida e che nessun ragionamento neppure quello che con immenso sforzo lui possa esprimere a Laura, potrebbe mai, neppure per un minuto, rasserenarla.
Laura si ferma davanti ad un portone, dà a Paolo un lieve bacio sulla guancia.
Poi dice “Sei un uomo gentile, che sa ascoltare”.
La tua compagna ti amerà per sempre o almeno ci sono delle buone probabilità”.
Poi sorride “Grazie di tutto e buona fortuna”.
Paolo sente che sta per commuoversi, non aveva mai parlato in quel modo con una donna, o meglio nessuna donna sconosciuta o meglio nessuna persona si era rivelata a lui così profondamente.
Riesce solo a dirle “Grazie a te” e poi saluta con la mano.
Torna a casa in pochissimo tempo o gli sembra così poco il tempo, per tutto quello che era successo da quando era uscito di casa.
Entra nel suo appartamento, fa due passi lentamente al buio, accende la luce della sala.
Si guarda intorno, vede sulla mensola quel dvd tutto impolverato, torna indietro e chiude la porta.






                 






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