"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 5 novembre 2013

Alfio

Alfio appoggia il Garelli tre marce rubato al palo del divieto di sosta, datosi che il cavalletto è rotto e non tiene manco per niente, dà un occhiata veloce intorno, prende il collant dalla tasca se l'infila nella capa prima di entrare nella posta. Sono le 12,30 di un mercoledì di un autunno caldo che si vede che questa storia del buco dell'ozono è proprio vera, dentro ci stanno giusto quattro vecchi rincoglioniti dal caldo, Alfio pensa: che cazzo, quasi quasi manco la tiro fuori la pistola ma dato che se l'è fatta prestare dal suo amico Vincè e chissà quando gli ricapita di averla in tasca decide di fare un po' di cinema.
Alfio è fatto che ve lo raccomando, e già non è un genio di suo, figurarsi quando è stonato a furia di cannoni con dentro dell'hashish da schifo.
Alfio acchiappa il ferro, ma non lo tira manco fuori dalla tasca che gli incespica il dito nel grilletto e parte un colpo, facendogli saltare all'istante l'alluce del piede destro. Alfio si spaventa per il botto e tira un urlo che levati, si osserva la scarpa esplosa e non si raccapezza di che minchia è successo. Solo dopo una manciata di secondi arriva il dolore che gli incrocchia le ginocchia, e Alfio quasi si schianterebbe a terra se non si agganciasse al volo a un vecchio bicentenario incontinente, che per lo sforzo di tenere su un giovane a peso morto si piscia immediatamente addosso.
Gli impiegati postali, che per la madonna è la terza rapina questo mese sono già spariti sotto i tavoli dietro le vetrate, mentre i restanti tre vecchi atterriti dallo scoppio non sanno che cosa pensare di quella scena, e sacramentano a prescindere.
Alfio piange e saltella, avvinghiato all'incontinente, che è pure sordo e il colpo di pistola non l'ha manco sentito. A lui ci pare che quel demonio con il collant infilato in capo gli voglia fottere la pensione, sto terùn che lui la pensione ancora manco l'ha ritirata. E comunque lui non è tipo da farsi aggredire senza reagire da un barbone drogato e molla a Alfio una mazzata tra capo e collo che tanto di cappello!
Alfio si sconocchia tutto ma non cade, perchè sa che se ne deve scappare entro subito da quella situazione di merda, se non si vuole ritrovare addentro a una cella, e quindi a capo chino, incrocchiato dalle botte di quel vecchietto maledetto e strisciandosi il piede sanguinante se ne scappa dalla posta.
Saltellando come un grillo Alfio si porta sino al palo del divieto di sosta dove ci stà il Garelli tre marce, che però si è tutto sconocchiato a terra per chissà quale motivo.
Alfio sanguinante come uno che si è sparato ad un piede, a fatica issa quello scalcagnato motorino manco fosse pesante come un trattore, ci sale sopra e inizia a pedalare, con fitte di dolore che gli scoperchiano il cranio.
Alfio buca spedito un rosso al semaforo, che quasi una Fiat Panda se lo arrota, lui schiva e pedala, che quel bastardo di motorino non ne vuole sapere di partire. La vista gli si annebbia, e quasi quasi gli viene voglia di farsi una bella svenuta e vaffanculo, quando da dietro sente la sirena della pula.
In galera Alfio non ci vuole tornare, perchè lì dentro busca sempre un sacco di mazzate, e poi si mangia da vomito, e lui si è intrippato con Gordon Ramsey alla tele e il suo sogno è aprire un ristorante con i controcazzi in qualche paese dove non ci sono poliziotti a rompere i coglioni. Perciò Alfio pedala che pare Bartali con le la pula che gli morde le chiappe. Botta di culo, finalmente il Garelli si appiccia. Manco il tempo di sospirare che Alfio chiappa una curva da spavaldo, tutta piena di foglie com'è la strada, per via dell'autunno e delle foglie che cadono e tutte quelle puttanate che sta di fatto che il Garelli se ne parte per i cazzi suoi e a Alfio le palle gli si strizzano come il mocio vileda e quindi si va a schiantare sulla vetrina della lavanderia a gettoni di fresca apertura.
Alfio con la testa incastrata dentro una lavatrice industriale, stranamente si sente molto bene, in pace con tutto sto mondo di merda, e non vede l'ora di essere arrestato e portato via.

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