"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

lunedì 22 aprile 2013

I sogni di cartone

C’e’ ragazzo al finestrinooo,
gli occhi verdi che sembrano di vetro..corri e ferma quel treno fallo tornare indietro…


Angela l’hai cucinato bene questo capretto ..e pensare che io e Tonino non abbiamo mai mangiato il capretto  al paese, perché nostra madre lo faceva cresceva e poi  diventava un nostro amico.
Mi siedo sul divano sorseggiando un bicchierino di amaro e penso a come  lo portavamo in giro come un cane quel capretto e lui sembrava felice perchè saltellava intorno a noi come volesse giocare…
Un giorno mia madre mi chiese di ammazzarlo per venderlo al macellaio visto che nessuno di noi l’avrebbe mangiato..
Non dormi tutta la  notte perché vedevo continuamente la scena di un uomo grande senza volto che affondava il coltello nel mio cuore , un vero incubo.
Non ho mai eseguito l’ordine di mia madre e lei non me lo chiese più.
Ero un figlio strano diceva che non ero mai contento perché sognavo troppo .
A 16 anni facevo l’operaio in un’azienda metalmeccanica di Bari.
Era il 1956 un periodo d’oro in Italia ma non dov’ero nato io…a casa mia se non eri figlio di un avvocato o di un dottore andavi in fabbrica oppure a fare il contadino. Ma mio padre non voleva perché dovevamo imparare un mestiere io e i miei fratelli senza arrivare la sera a casa stanchi  come i buoi.
Fumavo e sognavo le macchine da corsa e la Juventus, ma non le avrei trovate al mio paese.
Allora mia madre un giorno dopo l’ennesima lite mi compro’ un biglietto e mi mise su un treno diretto a Milano con un indirizzo e una mozzarella in una valigia di cartone.
Mi è sempre sembrata  indistruttibile quella valigia perché nei rari viaggi di ritorno era sempre stracolma di ogni genere di cose, compresi pesci che arrivavano sempre marci e puzzolenti ; Le ero affezionato perché  con lei mi portavo a casa il  cuore della mia famiglia.
Era fredda Milano, non mi bastavano i vestiti che avevo portato e mi mettevo due o tre maglie una sull’altra e poi la giacca il cappello e la sciarpa, cose che non avevo mai indossato.
Ma soprattutto era infinitamente grande perché sui tram percorrevo decine e decine  di kilometri al giorno per spostarmi da una zona all’altra sbagliando continuamente la direzione.
Cercavo lavoro nelle carrozzerie e lo perdevo subito appena dopo la presentazione..”Buongiorno scusate cercate un lavorante?” e la risposta era sempre la stessa “va a ca tua terun”.
Un giorno, sempre alla ricerca del posto di lavoro, invece di mandarmi via mi proposero di dare una dimostrazione pratica di quello che sapevo fare ed io mi giocai bene le mie carte e tirai su quel parafango  tanto bene che sembrava nuovo.
Dal giorno dopo Iniziai  a lavorare in quel posto, dal signor Giancarlo.
Li conobbi Augusto un ragazzo napoletano che si era trasferito da un anno  e sorrideva sempre, aveva i denti bianchi come la luna.
Nelle pause fumavamo insieme, non facevamo lunghe conversazioni  ma non era necessario perché ci bastava farci compagnia.
Solo una sera ci raccontammo un po’ di noi e delle nostre famiglie e di quello che avremmo voluto fare a Milano. Augusto mi disse che faceva fatica a mandare i soldi alla mamma che aveva altri 4 figli .Lui  aveva solo  16 anni. Anche la zia dove abitava, voleva dei soldi  e a lui rimanevano pochi spiccioli  in tasca.
Parlava e sorrideva come sempre, ma mi si spense il sorriso quando mi disse che andava a rubare le macchine per smontare i pezzi che gli commissionavano alcuni carrozzieri disonesti.
Fumai parecchio quella sera, quando mi coricai nel letto i polmoni erano stanchi.
Dopo un paio di mesi Augusto mi confessò che aveva paura perché aveva la
sensazione che qualcuno l’avrebbe scoperto e denunciato.
Una mattina non venne al lavoro e non lo vidi mai più. Feci fatica ad abituarmi alla sua assenza anche se avevo sempre in tasca il suo cornetto “scacciasfiga”,
Mi sentivo solo e il freddo e le giornate buie  dell’ inverno mi sembravano insopportabili.
 Un giorno un cliente che venne a ritirare la sua macchina  lucida e fiammante, mi disse “Francesco tu sei tifoso della juventus vero?”
E allora visto che sei stato cosi’ bravo a sistemarmi la macchina ti voglio fare un regalo.. domani pomeriggio vieni con me che ti faccio conoscere qualche calciatore della tua squadra del cuore”. Continuavo a chiedermi se avevo sentito bene e se non avevo fatto solo un bellissimo sogno.
Nell’attesa mi ero fumato 10 sigarette  mi tremavano le gambe.
Quando me li trovai davanti non mi usci la voce e strinsi la mano a  Causio, Sivori, Boniperti e un portiere dal grande futuro Dino  Zoff…..mi sembravano delle divinità perché erano alti e avevano dei fisici eccezionali.
Da quel giorno Milano mi fu più simpatica, iniziai ad amarla un po’, mi aveva fatto un regalo inaspettato,  mi aveva reso felice, e fu la prima volta nella mia breve vita.

Ecco il  mistero,
sotto un cielo di ferro e di gesso
l'uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero
senza nessuna certezza

Che commozione che tenerezza

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