"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

martedì 12 marzo 2013

Balliamo

 BALLIAMO
“Ti amo”. Disse l'uomo
“Perchè?”.  Rispose lei.
“I motivi sono molti, e altri se ne stanno aggiungendo. Il primo è che ti ho visto ballare”.
“ Ma io non ballo”.
“Ti ho visto in sogno.” disse lui: “Danzavi leggera, volteggiavi sicura in centro alla pista, sorridevi al tuo partner, le vostre gambe intrecciate in un valzer. Ti lasciava, ti riprendeva stringendoti. Nessuno conduceva. Eri un uccello, se ti lasciava fuggire, tu volavi ugualmente tra le sue braccia”.
Lei bevve un sorso dalla coppa di champagne. “Dunque non ero sola, nel sogno”. Disse:  "Forse non lo sono neanche nella realtà”.
“E' così?” Chiese l'uomo, guardandosi intorno. Era una festa piena di gente, ma lui disse: "Io non vedo nessuno. E poi non importa. Non ti sto chiedendo nulla, e nulla pretendo”.
La donna aprì un sorriso che poco aveva di allegro.
“Non so chi sei,” Disse “Non so neanche il tuo nome, eppure mi versi da bere e dici di amarmi. Ma io, a parte un sorriso non ho nulla da darti. In un'altra festa, in un'altra stanza di un altra citta c'è un altro uomo che doveva essere qui con me. Mi ha lasciato. Non piango e partecipo alla festa, ma una domanda mi opprime:
dove non è lui? E la risposta è obbligatoria: non è ovunque".
L'uomo la prese per mano, senza malizia. Lei non la ritrasse, troppo impegnata a trattenere le lacrime. Da donna razionale sapeva di non aver bisogno di quell'uomo. Aveva gia, per troppe volte a dire il vero, affrontato e risolto da sola la questione degli equilibri, della giusta distanza, dell'abbandono, dato e ricevuto. Eppure quella mano gli parve una piccola isola, in un mare ostile.
“Vieni, balliamo”. Disse l'uomo con la gentilezza di chi nulla ha da perdere, se non l'anima.
Lei si fece trasportare in un ballo semplice e tenero, che nulla aveva di erotico. Girò al ritmo di una musica che le parve meravigliosa. Appoggiò la testa sulla spalla dell'uomo, dondolandosi.
“Vorresti baciarmi, per favore?”. Chiese la donna, fermandosi.
“Per tutta la vita”. Rispose lui lui  “Ma non oggi. Se mi appoggiassi ora alle tue labbra perderei l'equilibrio, cadrei e sarei perduto, perchè rialzandomi, tu non saresti qui. E io, come ti ho detto, ti amo, e se non ti posso avere, preferirei non aver ricordi da dover dimenticare.”
“Per avermi visto ballare in un sogno?”. Disse la donna : “Io sono stanca di concretezza, oggi, adesso, ho bisogno di trovare la follia. Fosse solo dentro un bacio. Occorre bravura nel comprendersi, e io in questo mi sono data sempre ottimi voti. Ma ora mi rendo conto di aver imbrogliato e i conti non tornano. Io non so chi sono, e mi sento sola”
L'uomo la strinse e riprese a ballare. Ora la condusse in un valzer, ma lei non sentiva l'orchestra suonare.
“Dove sono i musicanti?”. Domandò all'uomo.
“Siamo soli, ora”. Disse lui “Nessuna orchestra, nessuna pista, più nulla. Non farti nessuna domanda, perchè non ci sono risposte. Dobbiamo solo raggiungere un punto ora
 bisogna arrivare alla felicità”
Lei ora ballava magnificamente, e dato che mai aveva danzato, una risata le uscì dalla bocca. Ma poi richiuse le labbra, quasi a scusarsene, rammentando di avere un dolore da coltivare.
“Non riesco a raggiungerla, la felicità. Mi sfugge continuamente”. Disse.
Lui le accarezzò i capelli, col gesto semplice di un bambino.
“Se non ci arrivi, non è un buon motivo per arrenderti. Sarebbe stupido. Non ci arriveresti comunque. No, bisogna lavorarci, ogni giorno. Essere felici, richiede allenamento”
Lui la fece girare. Lei ora ballava come mai nella sua vita aveva immaginato, i capelli erano liberi, i fianchi sinuosi si abbandonavano alle note immaginate. Ballava il valzer, eliminando parole e tossine. Avanzava e arretrava e ballando toccava il piede dell'uomo. Un contatto innocente, ma che innocente non lo è mai, perchè automaticamente ci si trova un piacere, un lampo di gioia.

“Ti amo” Disse lui.
“Non ora, ora balliamo” Rispose lei

2 commenti:

  1. Bello, bello, bello!!!
    Anche il "lato B" della tua vena narrativa mi piace sempre molto.
    Flavia

    RispondiElimina
  2. Bello, bello, bello!!!
    Anche il "lato B" della tua vena narrativa mi piace sempre molto.
    Flavia

    RispondiElimina