"Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni. Voi siete i soli che hanno abbastanza fegato per interessarsi veramente del futuro, per notare veramente quello che ci fanno le macchine, quello che ci fanno le guerre, quello che ci fanno le città, quello che ci fanno le idee semplici e grandi... " Eliot Rosewater

mercoledì 18 settembre 2013

La piccola liberta'


Andavo in vacanza anche da piccola, quando ero una bimba e i miei genitori pensavano a tutto, sceglievano tutto dai miei vestitini ai miei divertimenti, alla mia felicità e alla mia tristezza.
Ero in balia di tutto il mondo ma mi fidavo e dormivo sonni sereni.
Non avevo paura delle fregature, di non trovare il mare bello, di mangiare male e pagare tanto.
Mi bastava solo sapere che in quel preciso giorno sarei salita sulla macchina del papa e avrei raggiunto un nuovo posto, con nuove facce, e tanti giorni diversi dai miei soliti giorni.
Viaggiavo davanti seduta tra mamma e papa perché i miei fratelli dovevano dormire.
Mi dicevano che ero grande e che potevo stare sveglia durante la notte, e io ero orgogliosa di essere considerata cosi’ e quindi per l’eccitazione stavo sveglia, e poi potevo parlare con i miei genitori senza che quelle pesti dei miei fratelli si intromettessero sempre dicendo stupidate a non finire, e a farmi arrabbiare.
Distraevano sempre la mamma che poi non capivo mai il perché, ma la prima sberla la rifilava a me.
Quando arrivavamo dai nonni ero sempre contenta.
Si preoccupavano tutti che avessimo sempre cose buone da mangiare, ma nessuno aveva tempo per stare con me, per giocare con me.
Io allora quando andavamo al mare stavo tantissimo tempo in acqua, tanto che il mio amico Lorenzo che ritrovavo ogni anno, non riusciva a starmi dietro, ad un certo punto mi diceva che aveva le dita cotte e le labbra blu e usciva.
Io quando il papa mi chiamava, facevo sempre finta di non sentirlo perché in acqua trovavo tante cose da guardare, mi sembrava tutto un mondo da scoprire in silenzio e in assoluta liberta’ senza che nessuno ti dicesse cosa fare e non fare, cosa non toccare…a volte infatti mi pungevo con i ricci cercando di prenderli  perché volevo copiare mio zio, oppure mi facevo pizzicare dai granchi..anche se poi ero diventata brava a prendere quelli piccini.
Un giorno di quelle vacanze, mi ero allontanata molto dalla riva e anche se vedevo che mio padre si sbracciava in piedi per segnalarmi che se aspettavo ad uscire  non mi avrebbe solo sgridato, scendevo e salivo da quello scoglio tutto ricoperto dal muschio, sempre con la paura di scivolare.
Facevo i tuffi e poi risalivo.Mettevo la maschera e di nuovo mi avventuravo alla ricerca di qualche animaletto da prendere o anche solo da ammirare…
Pero’ ad un certo punto la coscienza mi diceva che dovevo tornare a riva e anche il mio corpo che infreddolito, tremava.
Il mare era troppo agitato, le onde erano difficili da superare e cosi’ cominciai a bere.
Le forze erano decisamente scarse, ma mi mancava poco a raggiungere la riva.
A riva pero’ c’erano dei cavalloni alti quasi due metri e io che ero una bambina, e stremata per la difficile nuotata continuavo a uscire e rientrare sotto le onde..non riuscivo nonostante avessi raggiunto un punto per poter stare in piedi, a starci per farmi forza ed uscire.
Mio padre mi guardava e io gridavo chiedendogli di darmi una mano, che mi facevano male le gambe e che continuavo cadendo a sbattere contro i sassi.
Non mi aiuto’ ed io mi offesi moltissimo.
Quando riuscii finalmente ad uscire, lo guardai con tutto il risentimento che sentivo, e con gli occhi colmi di lacrime che pero' non avrei mai lasciato scorrere.
Forse dopo tanto tempo ho interpretato il comportamento di mio padre. Voleva dirmi che l’indipendenza ti fa sentire libero, ma devi essere consapevole che quando vuoi andare da solo in cerca di te e di quello che vuoi, qualcosa ti puo’ accadere,  e quel qualcosa lo devi saper affrontare sempre nello stesso modo, e cioe’ da solo.

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