Quel giorno Riccardo arrivò a casa inaspettatamente prima di pranzo. Aprì la porta e lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi lo lasciò impietrito. Sua moglie Elena era avvinghiata a uno sconosciuto che aveva l’impudenza di continuare a stringerla a sé come se niente fosse, senza la minima intenzione di allontanarsi o di giustificare la sua presenza.
E fin qui, di imprevisto c’è ben poco: ogni giorno centinaia di persone scoprono che la moglie (o il marito) ha un amante e la cosa non fa notizia. Ma in questo caso la faccenda prese una piega ben diversa, alquanto imprevedibile : a un certo punto l’uomo, continuando a tenere Elena incollata al suo corpo, fece sbucare una mano sopra la spalla della donna e in quella mano impugnava una calibro 38, con la quale fino a quel momento aveva tenuto sotto tiro la poveretta. "Non fare il furbo con me! – intimò a Riccardo il malvivente – Dammi tutti i soldi che hai nel portafoglio e apri la cassaforte che sicuramente tieni nascosta sotto uno di quei quadri " aggiunse indicando la parete di fronte a lui.
Riccardo non si scompose. Con calma infilò la mano destra nella tasca dei pantaloni e… bang, bang: sparò due colpi di pistola dritto davanti a sé. Il malvivente crollò a terra, fulminato con una precisione da cecchino. Anche Elena stramazzò sul pavimento. Svenuta per la paura? Uccisa per sbaglio dal marito? No, centrata a tradimento dalla seconda pallottola sparata da Riccardo, che dopo aver rimbalzato contro il muro era andata a conficcarsi proprio nella sua coscia, all’altezza del femore, facendole sgorgare il sangue a fiotti.
Passi per la tentata rapina, ma finire impallinata da un proiettile vagante che l’aveva presa di mira per sbaglio era proprio il massimo della sfiga!
Per fortuna l’ambulanza arrivò velocissima (un fatto - anche questo - davvero imprevedibile) e la donna venne soccorsa giusto in tempo per non morire dissanguata. Tutt’ a un tratto, però, l’ambulanza cominciò a tossire come se fosse sul punto di decedere e si fermò. Un imprevisto davvero banale: era finita la benzina. Ma i barellieri non si scoraggiarono: caricarono Elena, con tanto di barella, sulle spalle, e volarono a piedi al pronto soccorso dell’ospedale San Gennaro, che distava appena mezzo chilometro.
“Che giornata infernale” pensò fra sé Elena mentre la facevano entrare nella sala medica del pronto soccorso. Meno male che ora sono finalmente qua, al sicuro, e non corro più rischi. Elena non aveva fatto i conti con l’incuria del dottore di guardia, più attento agli squilli del proprio cellulare che alla sua paziente. E fu così che il deficiente versò sulla ferita del disinfettante per i pavimenti al posto di quello per le medicazioni, causando ad Elena una brutta ustione da prodotti chimici.
“Ci mancava anche questa!” urlò la donna esasperata. “Voglio andarmene subito da qua. Vi sollevo da ogni responsabilità, firmo tutto quello che c’è da firmare ma chiamatemi un taxi e fatemi andare via.”
Qualche ora dopo, esausta ma assistita come si deve in un altro ospedale, Elena rifletteva sull’ accaduto. " Ma guarda te cosa mi è andato a capitare da quando, stamattina, ho aperto la porta pensando che fosse Alberto e invece mi sono trovata davanti quel ladro con la pistola in pugno." Alberto, per inciso, era un tipo che Elena aveva conosciuto durante un happy hour e con cui aveva intrecciato una relazione circa due settimane prima. Avrebbero dovuto incontrarsi da lei proprio quel giorno, ma sembrava sparito nel nulla.
Dall’ ospedale Elena aveva provato più volte a chiamarlo, però il cellulare continuava a ripetere: irraggiungibile. Lei non poteva saperlo, ma anche lui aveva avuto un imprevisto: era stato per ore, invano, ad aspettare l’amico Andrea, ladro di professione. Con lui aveva architettato un piano perfetto: un furto a casa di Elena, alla quale era riuscito a strappare un tête-à-tête a cui si sarebbe presentato Andrea. L’amico, però, non era più tornato ...vittima a sua volta di un imprevisto.