Ogni
tanto si soffermava davanti a qualche vetrina, ma il suo sguardo era assente:
dava l’impressione di inseguire il filo
dei suoi pensieri più che essere interessata allo shopping.
Facevamo
la stessa strada, talvolta era lei a rallentare, talvolta io, e così mi
ritrovai ripetutamente a passarle a fianco e ad osservarla di sottecchi, perché
c’era qualcosa in lei che mi inteneriva.
A
un tratto, mentre camminavo avanti di qualche passo, udii un grido alle mie
spalle. Mi voltai e vidi la signora a terra, che difendeva la sua borsa mentre
un ragazzo con un casco in testa e un cappotto indefinibile la strattonava
malamente per strappargliela. La donna opponeva resistenza come poteva, ma alla
fine il ragazzo ebbe la meglio: riuscì a sfilarle la borsa dal braccio,
facendole perdere nuovamente l’equilibrio, e si allontanò di corsa, fra l’
indifferenza dei passanti che schivavano la poveretta come se nulla fosse
accaduto. Il tutto si era svolto in pochi istanti, ma davanti ai miei occhi la
scena era sembrata dilatarsi come in un film al rallentatore. Percorsi i pochi
passi che ci separavano e l’aiutai a rialzarsi, senza neppure pensare ad
inseguire il ladro.
Lei
però guardava nella direzione del giovane con uno sguardo smarrito, disperato. “Il portachiavi, il portachiavi”, continuava a
ripetere e con l’indice mi indicava un portachiavi che nella colluttazione
doveva essere caduto dalle tasche del ragazzo. In un primo momento avevo
pensato che appartenesse a lei, che fosse scivolato dalla sua borsetta e mi
affrettai a raccoglierlo. Glielo porsi e lei disse con gli occhi pieni di lacrime:
“E’ di Andrea, gliel’ ho regalato al suo diciottesimo compleanno. E’ il suo,
guardi qui le sue iniziali, l’ avevo
fatto fare apposta per lui”.
Non
capivo il motivo di tanto sgomento, del dolore che le si era dipinto sul viso.
Ma
lei aggiunse “Andrea è mio figlio”.
Il
giorno dopo, fra le pagine di cronaca milanese del Corriere della Sera, un
trafiletto riferiva: “ Via Losanna. Madre scippata dal figlio tossicodipendente
lo denuncia e lo fa arrestare”.
Che bello Flavia!
RispondiEliminaLa forza di uno schiaffopieno d'amore.
Franca