C’era una volta una principessa.
Anzi, c’è ancora. Dirò di più, ce ne sono tante, e lo provano tutti quei muri imbrattati
con l’immancabile, inverosimile, incancellabile
scritta “Ti amo principessa”….
A perpetrare questo scempio è sempre
lui, da secoli: quell’idiota graffittaro
del Principe Azzurro, che prima di
essersi specializzato nell’arte di imbratta-muri andava in giro sul suo Guzzi
California 73 cavalli, tutti rigorosamente
bianchi, a salvare Principesse
Addormentate.
Addormentate come e da chi, vi
chiederete voi. Mah, diciamo subito che queste benedette ragazze non sapevano
fare nulla di meglio che ricamare o filare la lana (il femminismo non era
ancora stato inventato) e regolarmente si pungevano.... La cosa non sarebbe
stata grave se l'ago non fosse stato stregato da una donna malvagia e se
puntualmente le sprovvedute principesse non fossero cadute in un sonno
profondissimo, simile alla morte. Soltanto il nostro Principe d'azzurro vestito,
con uno dei suoi baci più energizzanti di un Pocket Coffee, poteva risvegliarle
e riportarle a una vita degna di essere vissuta.
Il povero Principe non ne poteva più
di scorrazzare su e giù per il regno a sbaciucchiare incaute ragazze che si pungevano
con un ago stregato e piombavano a terra
- anzi no, su un letto a baldacchino - morte di sonno.
Fu così che decise di cambiare
mestiere, si iscrisse all'Accademia di Brera e si specializzò in “arti visive e
nuovi linguaggi espressivi”. Per fare pratica, dipingeva le mura del Castello
Sforzesco, dove risiedeva, e va detto che più di una volta fu arrestato e dovette pagare fior di fiorini d’oro di
cauzione per tornare a piede libero, in attesa di giudizio. Ma un Principe, si sa, riesce sempre
a trovare la scappatoia (a ben pensarci, anche un Cavaliere, uno in
particolare…) e, nonostante le molte condanne a suo carico, il nostro Principe Azzurro ottenne
l’assoluzione per insufficienza di prove
e continuò indisturbato la sua attività di graffittaro . Ti amo Principessa, andava scrivendo da un capo all’altro del Regno
e poi, quando il Regno cessò di essere tale nel 1946, su e giù per la Repubblica Italiana.
Lo so che sembra impossibile, ma il
nostro Principe, oltre ad essere azzurro
come “l’azzurro mare d’agosto” della Wertmuller, era anche immortale
come Christopher Lambert nel mitico “Highlander”
(Christopher Lambert però è molto più sexy...). Quindi , proprio come un
principe delle favole, poteva spaziare da un secolo all’altro senza mostrare
segni di stanchezza o di vecchiaia. E fu
così che il 7 maggio del 2012, proprio mentre stava perlustrando i dintorni
dell’ Idroscalo, a Milano, in cerca di muri da imbrattare, vide passare una
bellissima ragazza bionda, con gli occhi manco a dirlo azzurri e le misure di
una pin-up: 90-60-90. “Ti amo
Principessa” esclamò lui senza
pensarci neppure un secondo. Lei lo guardò incredula, chiedendosi da quale film
– forse un cartone animato di Walt Disney? -
fosse finito lì quell’assurdo personaggio. Voltandogli le spalle, si avviò a passo svelto
verso la discoteca poco lontana: The Beach.
Quando la vide entrare, lui non ebbe
esitazioni: la seguì. All’ingresso fu subito bloccato da due nerboruti bodyguard
di colore, che lo respinsero per due motivi ben precisi in questo ben preciso ordine: primo, per il
suo abbigliamento assolutamente inadeguato per quel luogo; secondo, perché le armi erano per lo più bandite in discoteca.
In special modo le armi antiche. Lui non
si lasciò scoraggiare: consegnò prontamente
il suo mantello azzurro e la spada,
quindi spintonò senza esitazione i due
bodyguard e si fece largo verso le sale interne.
In men che non si dica la vide:
eccola là, seduta su un divanetto bianco che la faceva sembrare la reginetta
della festa. Accanto a lei c’era un tipo tutt’altro che raccomandabile, ma lei
sembrava non avere occhi altro che per questo tamarro da quattro soldi. Il
Principe era un tipo paziente. “Diamo tempo al tempo” pensò. E di tempo gliene
lasciò molto a quei due, anche quello per appartarsi in un angolo buio del
giardino a fare immaginate che.
Quando i due rientrarono, la
ragazza ritornò sul suo trono, anzi che
dico: sul suo divanetto. Il tipo invece
andò verso il bancone a prendere qualcosa da bere. Il Principe allora decise di rompere ogni
indugio e in poche falcate si avvicinò alla ragazza. Proprio in quel momento,
però, lei fece per alzarsi, ma le girava la testa – forse aveva bevuto
qualche mojito di troppo - e si accasciò sul divanetto, dove si addormentò in
modo tutt’altro che regale. Il Principe
si sentì immediatamente chiamato in causa nel suo antico ruolo di “risveglia-principesse”
. Si chinò su di lei, le scostò una ciocca di capelli dalla fronte ed eccolo:
il miracoloso, mirabolante, taumaturgico bacio sulle labbra. La ragazza emise un flebile lamento e lui,
incoraggiato da questo inoppugnabile segnale di successo, si prodigò in un
secondo miracoloso, mirabolante, taumaturgico bacio. A questo punto la ragazza aprì entrambi gli
occhi. Lui le sorrise, ma lei lo squadrò
truce e gli urlò in faccia: “Ma che fai, stronzo, credi di poter approfittare
di me solo perché sono qui ad occhi chiusi, mezza addormentata?” “Ma no, ma cosa hai capito? Non mi riconosci?
Sono il Principe Azzurro, quello della Bella Addormentata nel Bosco” balbettò
lui “Volevo semplicemente svegliarti con un bacio”. “Ma fammi il piacere, Principe Azzurro dei
miei stivali!” - lo aggredì lei – “Ma mi
prendi per scema? Trova una scusa migliore e attento a te: se non la smetti con
queste baggianate, chiamo i bodyguard all’ingresso e ti faccio sbattere fuori a
calci. Dai, piantala, e vammi a prendere un caffè! “
Morale della favola: "Non a
tutte le principesse serve il Principe Azzurro per svegliarsi. Ad alcune basta
un buon caffè.”
..è anche divertente.Ieri sera lo hai letto anche con la giusta baldanza.
RispondiEliminaBrava la mia amica Flavia .