gli occhi verdi che sembrano di vetro..corri e ferma quel treno fallo tornare indietro…
Angela l’hai cucinato
bene questo capretto ..e pensare che io e Tonino non abbiamo mai mangiato il
capretto al paese, perché nostra madre
lo faceva cresceva e poi diventava un
nostro amico.
Mi siedo sul divano
sorseggiando un bicchierino di amaro e penso a come lo portavamo in giro come un cane quel
capretto e lui sembrava felice perchè saltellava intorno a noi come volesse
giocare…
Un giorno mia madre mi
chiese di ammazzarlo per venderlo al macellaio visto che nessuno di noi
l’avrebbe mangiato..
Non dormi tutta
la notte perché vedevo continuamente la
scena di un uomo grande senza volto che affondava il coltello nel mio cuore ,
un vero incubo.
Non ho mai eseguito
l’ordine di mia madre e lei non me lo chiese più.
Ero un figlio strano
diceva che non ero mai contento perché sognavo troppo .
A 16 anni facevo
l’operaio in un’azienda metalmeccanica di Bari.
Era il 1956 un periodo
d’oro in Italia ma non dov’ero nato io…a casa mia se non eri figlio di un
avvocato o di un dottore andavi in fabbrica oppure a fare il contadino. Ma mio
padre non voleva perché dovevamo imparare un mestiere io e i miei fratelli
senza arrivare la sera a casa stanchi
come i buoi.
Fumavo e sognavo le
macchine da corsa e la Juventus, ma non le avrei trovate al mio paese.
Allora mia madre un
giorno dopo l’ennesima lite mi compro’ un biglietto e mi mise su un treno
diretto a Milano con un indirizzo e una mozzarella in una valigia di cartone.
Mi è sempre
sembrata indistruttibile quella valigia
perché nei rari viaggi di ritorno era sempre stracolma di ogni genere di cose,
compresi pesci che arrivavano sempre marci e puzzolenti ; Le ero affezionato
perché con lei mi portavo a casa il cuore della mia famiglia.
Era fredda Milano, non
mi bastavano i vestiti che avevo portato e mi mettevo due o tre maglie una
sull’altra e poi la giacca il cappello e la sciarpa, cose che non avevo mai
indossato.
Ma soprattutto era infinitamente
grande perché sui tram percorrevo decine e decine di kilometri al giorno per spostarmi da una
zona all’altra sbagliando continuamente la direzione.
Cercavo lavoro nelle
carrozzerie e lo perdevo subito appena dopo la presentazione..”Buongiorno
scusate cercate un lavorante?” e la risposta era sempre la stessa “va a ca tua
terun”.
Un giorno, sempre alla
ricerca del posto di lavoro, invece di mandarmi via mi proposero di dare una
dimostrazione pratica di quello che sapevo fare ed io mi giocai bene le mie
carte e tirai su quel parafango tanto
bene che sembrava nuovo.
Dal giorno dopo Iniziai a lavorare in quel posto, dal signor
Giancarlo.
Li conobbi Augusto un
ragazzo napoletano che si era trasferito da un anno e sorrideva sempre, aveva i denti bianchi come
la luna.
Nelle pause fumavamo
insieme, non facevamo lunghe conversazioni
ma non era necessario perché ci bastava farci compagnia.
Solo una sera ci
raccontammo un po’ di noi e delle nostre famiglie e di quello che avremmo
voluto fare a Milano. Augusto mi disse che faceva fatica a mandare i soldi alla
mamma che aveva altri 4 figli .Lui aveva
solo 16 anni. Anche la zia dove abitava,
voleva dei soldi e a lui rimanevano pochi spiccioli
in tasca.
Parlava e sorrideva
come sempre, ma mi si spense il sorriso quando mi disse che andava a rubare le
macchine per smontare i pezzi che gli commissionavano alcuni carrozzieri
disonesti.
Fumai parecchio quella
sera, quando mi coricai nel letto i polmoni erano stanchi.
Dopo un paio di mesi
Augusto mi confessò che aveva paura perché aveva la
sensazione che
qualcuno l’avrebbe scoperto e denunciato.
Una mattina non venne
al lavoro e non lo vidi mai più. Feci fatica ad abituarmi alla sua assenza
anche se avevo sempre in tasca il suo cornetto “scacciasfiga”,
Mi sentivo solo e il
freddo e le giornate buie dell’ inverno
mi sembravano insopportabili.
Un giorno un cliente che venne a ritirare la
sua macchina lucida e fiammante, mi
disse “Francesco tu sei tifoso della juventus vero?”
E allora visto che sei
stato cosi’ bravo a sistemarmi la macchina ti voglio fare un regalo.. domani
pomeriggio vieni con me che ti faccio conoscere qualche calciatore della tua
squadra del cuore”. Continuavo a chiedermi se avevo sentito bene e se non avevo
fatto solo un bellissimo sogno.
Nell’attesa mi ero fumato
10 sigarette mi tremavano le gambe.
Quando me li trovai
davanti non mi usci la voce e strinsi la mano a Causio, Sivori, Boniperti e un portiere dal
grande futuro Dino Zoff…..mi sembravano
delle divinità perché erano alti e avevano dei fisici eccezionali.
Da quel giorno Milano
mi fu più simpatica, iniziai ad amarla un po’, mi aveva fatto un regalo
inaspettato, mi aveva reso felice, e fu
la prima volta nella mia breve vita.
Ecco il mistero,
sotto un cielo di ferro e di gesso
l'uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero
senza nessuna certezza
Che commozione che tenerezza
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