Ma un giorno,
mentre sto parlando al cellulare con Giorgio, il mio fidanzato, sento in sottofondo il suono di un altro
telefono. Immediatamente lui mi dice “aspetta un secondo”. Risponde (a chi?)
con una voce strana e sento che si scusa : “Mi spiace, ho una persona in attesa sull’ altro cellulare,
ti richiamo fra un attimo”. Poche parole, ma il suo tono è caldo, carezzevole. Poi riprende a parlare
con me e mi dice frettoloso: “Perdonami, amore, devo salutarti. E’ una faccenda di lavoro, a dopo. Ci vediamo
alle otto da te”.
Lavoro? Mah, sarà. Voglio crederci, non posso pensare
che sia una donna, che ci sia sotto qualcosa. Mi fa star male anche il solo
immaginarlo. Eppure…. Eppure qualcosa dentro di me mi dice che quella non era
una telefonata di lavoro. Improvvisamente mi ritrovo a macchinare delle cose
folli: “Come posso sapere chi è? Stasera, quando saremo insieme, devo indagare.
Anzi no, appena posso, gli prendo di nascosto il cellulare e controllo le sue
ultime chiamate. Ma no, ma no! Cosa dico? Cosa penso di fare? Non posso cadere
così in basso! Ho un orgoglio, io, una dignità!
Non farò nulla, se sta innamorandosi di un’altra donna,
se magari sta già con lei, mi comporterò civilmente, senza drammi: mi leverò di
torno, senza recriminare, senza scene patetiche.”
Sono le sette di sera. Mi sto preparando per uscire
con Giorgio e sono quasi riuscita a scacciare il fantasma della gelosia dalla
mente. Menomale! Ma ecco, il cellulare
squilla e sul display compare il suo nome. “Tesoro, perdonami, mi dispiace
moltissimo. Quella persona che mi ha chiamato oggi quando ero al telefono con
te è una copywriter, c’è un problema per
la pagina della rivista che deve andare in stampa domani, devo assolutamente
fermarmi qui in ufficio a sistemare il testo”.
Di nuovo il sospetto si fa largo. Penso: “E me lo dici adesso? Non lo sapevi
già da ore, non potevi chiamarmi un po’ prima?”.
L’irrazionalità prende il sopravvento. Non c’è più dignità,
non c’è più orgoglio che tenga: prendo
la mia Panda e inforco la strada verso il suo ufficio. Di solito la sua auto è posteggiata nel parcheggio sotterraneo, devo
accertarmi che sia realmente lì anche ora. Ah! Che sollievo, la sua Audi c’è ed
io mi tranquillizzo: “Ok, deve proprio lavorare, non era una bugia”. Ma nel
momento stesso in cui sto per ripartire,
lo vedo arrivare avvinghiato a una brunetta che sarà alta la metà di lui. Non
ci posso credere! Non è neppure bella, una donna come tante. Salgono in
macchina insieme, li vedo baciarsi. Il mio stomaco si attorciglia su se stesso,
ho il respiro affannoso, mi gira la testa. Me ne sto nascosta dietro una
colonna del posteggio per non farmi
vedere: mi vergognerei troppo se lui mi scoprisse qui a spiarlo. Ma poi ci
penso: “Ah sì?... sono io a dovermi vergognare?E tu, brutto stronzo? Sei un
verme. Oltre a tradirmi, mi racconti un sacco di palle, mi stai prendendo per
il culo.” Eppure continuo a starmene lì ferma, impalata.
Vorrei avere il coraggio di affrontarlo, di sputtanarlo davanti agli occhi di lei,
della brunetta che sta per scoparsi. Ma
porca puttana, non ci riesco.
Aspetto che loro se ne vadano e con gli occhi
annebbiati dalle lacrime mi rimetto in macchina e guido come un automa verso
casa. Penso ai mille modi in cui potrei vendicarmi: presentarmi alla sua porta
e rovinargli la serata, per esempio. Ma poi? Che soddisfazione sarebbe?
Umilierei me stessa, non lui.
“E chi se ne frega” - decido tutt’a un tratto - Chi se
ne frega dell’umiliazione. Più umiliata di così!” E allora riprendo la mia
Panda, volo sotto casa sua e guardo su, al terzo piano. Naturalmente la sua finestra è
illuminata. Allora mi attacco come una pazza al citofono e pigio, pigio quel
tasto fino a farmi male. “Chi è? Cosa
succede?” risponde lui con voce seccata. “Stronzo, sei uno stronzo, uno
stronzo, uno stronzo!!! E affanculo il sovoir faire, la dignità e tutte quelle
cose lì.
*********
“Gelosia ah ah, gelosia ah ah, è l’amore
che non ti sorride più. La credevo un sentimento ed è una malattia…..” Ecco sì, una malattia, come cantava Nada. La gelosia è UNA MALATTIA!
Per esempio, il cellulare di lui bippa per segnalare l’arrivo di un
sms. Lui prende il telefono, legge e si affretta a rispondere un po’ di
soppiatto, o almeno così a te sembra. E tu hai già deciso: ecco, ha un’altra.
Non è detto che lui davvero abbia un’altra donna e ti tradisca, ma nel momento
stesso in cui si insinua il dubbio e tu non lo respingi immediatamente, sei
fottuta. Anche se lui non ti ha tradita per niente, anche se l’sms era un semplice avviso della
Tim, tu tanto dirai e tanto farai che te lo tirerai addosso, il tradimento. Ti
trasformerai in un Tom Ponzi in gonnella,
lo seguirai, lo spierai, gli prenderai il cellulare appena lui lo
dimenticherà per casa e leggerai i suoi sms, verificherai ogni sua
chiamata.
Non scoprirai nulla? Non importa. Significa che lui è
abilissimo a nascondere le tracce dei suoi tradimenti. Sembra quasi che tu speri che lui ti tradisca,
perché a questo punto devi dimostrare (sa dio a chi e perché) che non ti sei
sbagliata. E poi lo tempesti di frecciatine che lui accoglie con aria
perplessa… “Eh sì, chissà quante telefonate hai ricevuto oggi!” “Mah… sì –
risponde lui – oggi in ufficio i clienti non ci davano pace.” La malattia – la
gelosia – si aggrava di giorno in giorno. Tu gli piombi sotto l’ufficio
inaspettatamente proprio mentre lui sta cercando di sganciarsi dal suo collega,
di cui non ne può più, e inviti questo a cena. Tuo marito ti fa gli
occhiacci, non ha proprio voglia di sorbirsi quel rompicoglioni per altre tre ore almeno, ma tu imperterrita
insisti perché il collega venga a casa vostra. Speri di carpirgli qualche segreto su
quell’altra. L’altra donna, ovviamente.
Poi ti metti in mente di fare quella sexy, sempre per
competere con l’altra. E allora alè: abbigliamento intimo da zoccola,
preservativi extrastimolanti, anelli vibranti, tutte le cento posizioni del
kamasutra. Tuo marito comincia a pensare
che il suo modo di fare sesso non ti
piaccia più. Che tu sia stanca di lui, annoiata. Forse - sospetta - tu hai un altro... sei così strana in
questo periodo!
La storia per il momento finisce qui. Attendiamo gli sviluppi della malattia.
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