Le Ragioni degli Altri
Credo si illudano quelli che pensano che quando uscirà di scena Berlusconi il livello di inimicizia che corrode la nostra vita pubblica crollerà. Non crollerà, resterà intatto l'antagonismo di fondo che coinvolge una parte cospicua degli italiani. Che cosa pensano gli elettori di sinistra di quelli di destra? Ascoltatene le conversazioni: pensano, per lo più, che gli elettori di destra siano degli stupidi (rincretiniti dalle reti Mediaset) oppure dei corrotti. Gli elettori di destra, a loro volta, ritengono che quelli di sinistra appartengano essenzialmente a due categorie, entrambe spregevoli: o sono in evidente malafede o sono dei sempliciotti aizzati da demagoghi senza scrupoli. Nessuna delle due parti è disposta ad ammettere che «gli altri», forse, hanno, oltre che interessi, anche valori diversi dai propri. Ciascuna contrappone i propri valori ai «disvalori» altrui. Il disprezzo è reciproco.
Anche se non ci sono ricerche che lo comprovino sospetto fortemente che gli italiani di destra e quelli di sinistra tendano a frequentarsi assai poco fra loro. Un indizio sta nel fatto che i matrimoni misti (fra esponenti della destra e della sinistra) «fanno notizia». Ciascuno sta rinserrato nella sua parrocchia, parla quasi esclusivamente con quelli della sua parte politica. Il livello di inimicizia, e di disistima reciproca, spinge alla non frequentazione e la non frequentazione, a sua volta, rafforza pregiudizi e ostilità.
Eppure, persino nel caso italiano, così frastagliato e frammentato, sarebbe possibile riconoscere, per chi fosse disposto a osservare le cose con un minimo di obiettività, le stesse divisioni valoriali che sono presenti in tante altre democrazie. Se destra e sinistra significano qualcosa, infatti, esse indicano posizioni diverse su due problemi: le libertà economiche e i diritti civili. Quanto al tema economico, la destra predilige normalmente la libertà rispetto alla eguaglianza e la sinistra l'eguaglianza rispetto alla libertà: la destra è, in materia economica, più «liberale» e la sinistra più «socialista». In tema di diritti civili, invece, le parti si invertono: la sinistra è più «libertaria» (si tratti di matrimoni fra omosessuali o di concessioni di diritti agli immigrati) e la destra è più «tradizionalista». Questa divisione fra una destra liberale e tradizionalista e una sinistra socialista e libertaria la si ritrova ovunque nel mondo occidentale. Variamente declinata a seconda delle specificità storiche di ciascun Paese.
Nel caso italiano non c'è dubbio che il grosso degli elettori di Berlusconi si sia riconosciuto in lui proprio perché lo ha percepito come il campione di quella configurazione valoriale convenzionalmente definita «destra». Così come gran parte degli elettori della sinistra vota in quel modo perché si riconosce in una diversa, e opposta, configurazione valoriale. Ma se le cose stanno così, perché allora la (naturale, normale) ostilità per i leader dello schieramento avverso non si accompagna mai al riconoscimento che gli elettori dell'altra parte non sono sciocchi o, peggio, esseri spregevoli ma persone con valori diversi dai propri? Le ragioni affondano nel nostro passato e spetta agli storici ricostruirle. Il feroce conflitto fra berlusconiani e antiberlusconiani è solo un episodio di una lunghissima storia di «non riconoscimento» reciproco, di negazione all'altro di ciò che si riconosce a se stessi (essere cioè portatori di valori opinabili ma legittimi) e, probabilmente, non sarà l'ultimo.
Se traduciamo tutto ciò sul piano delle «regole», arriviamo alla triste conclusione che non esistano regole che possano guarire la malattia. Il bipolarismo funziona male a causa di un eccesso di inimicizia. Ma se abbandoniamo il bipolarismo e torniamo ai vecchi metodi della proporzionale e dei governi «centristi», non miglioreremo le cose: la democrazia sarà ancora una volta inefficiente per l'immobilismo, per l'assenza di alternanza, e per il fatto di relegare le estreme nel ghetto antisistema. Una democrazia nella quale nessuno è disposto a riconoscere le ragioni dell'altro è condannata comunque all'instabilità e all'inefficienza. Su questo bisognerebbe lavorare prima di pensare alle regole."
Ciao a tutti,
pubblico questo articolo di Angelo Panebianco dal Corriere di ieri perché credo abbia centrato uno dei nodi del problema... magari può dar vita a qualche riflessione nel merito.
Ilduca
Caro Luca, in questo articolo Panebianco si sofferma sul concetto destra/sinistra. Ma forse bisognerebbe discutere non di questa contrapposizione, ma di un altra, ovvero Berlusconiani /anti Berlusconiani.
RispondiEliminaChe non è la stessa cosa.
Berlusconi si muove come un carro armato sul vivere democratico, attaccando in modo frontale le istituzioni, la scuola,l istruzione,e tutto il resto. E' un uomo folle, non ci sono dubbi. Ma chi lo vota che scusanti ha?
Come fa a digerire tutto quello che dice, il suo comportamento, le sue barzellette, quella ostentazione becera del potere, della ricchezza?
Perchè hanno paura della sinistra?
non credo, non solo almeno. Credo che siano innamorati dell'uomo forte, del leader, dell'uomo ricco che si è fatto da solo.
Per loro Berlusconi si avvicina a Dio ( cosa che lui ribadisce spesso).
Berlusconi è una fede. E la fede non si discute.
E gli anti Berlusconiani?
Quelli non sono organizzati. E' gente di sinistra, ma anche di centro, di destra, semplici cittadini non instupiditi ( non tutti, almeno) che si vergognano di essere rappresentati da personaggi orrendi.
Mi ricorda un pò la questione fascisti/ anti fascisti.
I fascisti erano quelli.
Gli antifascisti non erano solo i comunisti, ma tutti quei cittadini che cercavano di resistere a quella dittatura.
saluti
rosco115
L'articolo del corriere è davvero molto interessante e nel leggerlo la politica piano piano diventava invisibile...mi si rivelavano gli uomini.
RispondiEliminaMi sono sentita io stessa parte lesa tutte le volte che per pregiudizio del mio interlocutore non sono stata ascoltata,parte che lede quando per la stessa ragione non ho ascoltato io.
Cosa nasce da un siffatto comportamento se non lontananza fisica e di pensiero? A chi giova questo? Premetto che a mio avviso se Berlusconi un giorno sparisse dalla scena sarà un gran giovamento per il ns paese (politicamente parlando)penso anche che sia abbastanza vero quello che l'articolo dice. C'è chiusura, troppa e a priori. Ma gli altri andrebbero ascoltati, in mezzo a tanti discorsi sicuramente qualcuno potrebbe rivelarci pensieri, idee,punti di vista tali da permettere aperture, spiragli di comunicazione fertili per il proseguo di un progetto comune.
Forse non ci siamo abituati,forse non ce lo hanno insegnato nel modo giusto. Tu milanista quello lì interista, io Peppone quello li Don Camillo, io berlusconiano tu Comunista.