La
giovane Andreina Bourbon, apprezzata pittrice di nature morte, decide
di specializzarsi nel ritrarre angurie e cocomeri vari. C'è
molta richiesta in tutta Europa per simili quadri, in Francia
specialmente vanno forte i ritratti con cocomeri lunghi di
provenienza americana. Andreina si iscrive ad un corso di pittura
tenuto dal famoso Gustav Flaubert, a cui si deve il maestoso quadro
le cocomeron jaune esposto al Louvre, oltre che la ritintura
del garage di Napoleone. Andreina segue con profitto le lezioni,
anche se molto faticose. Infatti in Francia è illegale usare i
pennelli con i peli di cinghiale, si può adoperare solo il
cinghiale. Si prende l'animale, lo si immerge nel colore e lo si
strofina sulla tela.
Non
è facile tenere in braccio una bestia dal peso minimo 80 kg, e
molti degli iscritti schiantano a terra stremati dalla fatica. Il
professor Gustav Flaubert li denigra, ridendo della loro debolezza.
Per
produrre bellezza bisogna saper soffrire
afferma convinto, tirando loro calci negli stinchi e sputandogli
addosso i semini dell'anguria. Alcuni degli iscritti chiedono
indietro i soldi del corso, ma Flaubert li ha sperperati tutti
comprandosi dei meravigliosi calzettoni alla zuava, una piccola
mongolfieira e dei racchettoni da neve.
La
giovane Andreina, praticando da anni la specialità atletica
del lancio del peso, non soffre particolarmente a tenere un cinghiale
in braccio. Spesso, per tenersi in allenamento, lancia uno degli
animali a parecchi metri di distanza. Ciò nonostante essa è
solidale con i suoi compagni, e decide di organizzare una riunione
segreta per discutere il da farsi.
La
fredda sera del 20 dicembre, mentre una tormenta di neve infuria su
tutta Parigi, i superstiti del corso si ritrovano a casa di Andreina.
Sono in dodici. Andreina, sgomenta, si rende conto di non avere
pattine per tutti. Per fortuna, uno dei partecipanti della riunione è
il fornitore ufficiale di pattine del Louvre, e si muove sempre col
vasto campionario. Pattine per tutti. Risolto il problema, Andreina
chiede la parola:
“Amici!
Compagni! Questa è una situazione insostenibile. Non possiamo
continuare a dipingere a queste condizioni. Dobbiamo costringere il
governo a rendere legale l’utilizzo del pennello con i peli del
cinghiale, il futuro si muove in quella direzione!”
Applausi.
Si leva una voce di dissenso:
“Non
acconsentiranno mai, le lobby dietro il mercato dei cinghiali sono
potentissime, anzi ho saputo che vogliono spingere il governo a
portare il peso minimo del cinghiale da 80 kg a 120!”
Fischi
convinti. Prende la parola l'uomo delle pattine:
“E’
una follia, in questo modo non potremmo curare le rifiniture, come
potremmo mai rendere reali i semini dell'anguria? e le innumerevoli
e meravigliose sfumature della scorza? come faremo? e poi, i
cinghiali sono animali con poca pazienza, si rompono i coglioni, si
spaventano ed emettono rumori molesti! Soccomberemo! Dobbiamo
ribellarci!”
Applausi
convinti. Chiede la parola un uomo dai baffi
spioventi. Brusio in sala.
“Forse
potremmo trovare un compromesso. In alternativa si potrebbe infilare
un bastone in culo ai cinghiali, sarebbe più facile usarli!”
Un
cinghiale, infiltratosi alla riunione, emette un grugnito di terrore
e si getta dalla finestra. La proposta è respinta
unanimemente. Tutti sanno che questo provocherebbe una reazione degli
animalisti, per non dire dei cinghiali che fuggirebbero oltre confine
provocando un incidente internazionale con conseguente crollo in
borsa e licenziamento in tronco di due milioni di lavoratori nel
settore delle grucce per abiti, costringendo tutti ad andare in giro
con le giacche spiegazzate.
E’
quasi mezzanotte, si decide di aggiornare la riunione e preparare una
grigliata, ma proprio quando stanno per salare la carne irrompe la
polizia, che arresta Andreina, unica a non nascondersi nel bagno
delle donne, con l’accusa di istigazione alla rivolta e sequestra
tutte le costate, lasciando però i salatini.
In
questura Andreina si rifiuta di collaborare non confessando i nomi
dei suoi complici, anche se ammette che tutti portano il 42 di
scarpa. Dopo due giorni è rilasciata, con l’obbligo di
presentarsi al comando di polizia ogni mercoledì e lavare
tutti gli asciugamani della centrale.
La
donna torna a casa infuriata, sa che qualcuno ha tradito. Sospetta di
Gustave Flaubert e decide di affrontarlo. E' la notte di Natale,
Andreina Irrompe nel suo studio senza bussare trovando il pittore in
atteggiamento inequivocabile con un cinghiale maremmano dal peso
approssimativo di 190 chili. Gustave cerca di negare, provando a
nascondere l'animale sotto un tappetino, ma tutto è inutile e
alla fine egli confessa in lacrime:
“Si,
Andreina, ho chiamato io la Polis. Non voglio che i cinghiali vengano
tosati, io li amo così, selvaggi e liberi!” Quindi Gustav,
indicando l'animale al suo fianco, afferma: “io
amo questo cinghiale!”
L'animale
si avvicina timidamente ad Andreina, e allungandogli una zampa, si
presenta:
“Piacere,
Carlo”
Andreina,
che è una donna a cui piacciono gli uomini villosi, e anche un
po' strabici, capisce il loro folle sentimento e li perdona entrambi
stringendoli forte, quindi esce dallo studio del pittore. E'
una sera fredda, fiocchi di neve scendono densi sulla strada.
Andreina guarda verso il cielo grigio e poi si domanda:
Ma
questo racconto, che cazzo sta a significare?