Alfio
appoggia il Garelli tre marce rubato al palo del divieto di sosta,
datosi che il cavalletto è rotto e non tiene manco per niente,
dà un occhiata veloce intorno, prende il collant dalla tasca
se l'infila nella capa prima di entrare nella posta. Sono le 12,30
di un mercoledì di un autunno caldo che si vede che questa
storia del buco dell'ozono è proprio vera, dentro ci stanno
giusto quattro vecchi rincoglioniti dal caldo, Alfio pensa: che
cazzo, quasi quasi manco la tiro fuori la pistola ma dato che se
l'è fatta prestare dal suo amico Vincè e chissà
quando gli ricapita di averla in tasca decide di fare un po' di
cinema.
Alfio
è fatto che ve lo raccomando, e già non è un
genio di suo, figurarsi quando è stonato a furia di cannoni
con dentro dell'hashish da schifo.
Alfio acchiappa il ferro, ma non
lo tira manco fuori dalla tasca che gli incespica il dito nel
grilletto e parte un colpo, facendogli saltare all'istante l'alluce
del piede destro. Alfio si spaventa per il botto e tira un urlo che
levati, si osserva la scarpa esplosa e non si raccapezza di che
minchia è successo. Solo dopo una manciata di secondi arriva
il dolore che gli incrocchia le ginocchia, e Alfio quasi si
schianterebbe a terra se non si agganciasse al volo a un vecchio
bicentenario incontinente, che per lo sforzo di tenere su un giovane
a peso morto si piscia immediatamente addosso.
Gli
impiegati postali, che per la madonna è la terza rapina
questo mese sono già spariti sotto i tavoli dietro le
vetrate, mentre i restanti tre vecchi atterriti dallo scoppio non
sanno che cosa pensare di quella scena, e sacramentano a
prescindere.
Alfio
piange e saltella, avvinghiato all'incontinente, che è pure
sordo e il colpo di pistola non l'ha manco sentito. A lui ci pare che
quel demonio con il collant infilato in capo gli voglia fottere la
pensione, sto terùn che lui la pensione ancora manco
l'ha ritirata. E comunque lui non è tipo da farsi aggredire
senza reagire da un barbone drogato e molla a Alfio una mazzata tra
capo e collo che tanto di cappello!
Alfio
si sconocchia tutto ma non cade, perchè sa che se ne deve
scappare entro subito da quella situazione di merda, se non si vuole
ritrovare addentro a una cella, e quindi a capo chino, incrocchiato
dalle botte di quel vecchietto maledetto e strisciandosi il piede
sanguinante se ne scappa dalla posta.
Saltellando
come un grillo Alfio si porta sino al palo del divieto di sosta dove
ci stà il Garelli tre marce, che però si è tutto sconocchiato a terra per chissà quale motivo.
Alfio sanguinante come uno che
si è sparato ad un piede, a fatica issa quello scalcagnato
motorino manco fosse pesante come un trattore, ci sale sopra e inizia
a pedalare, con fitte di dolore che gli scoperchiano il cranio.
Alfio
buca spedito un rosso al semaforo, che quasi una Fiat Panda se lo
arrota, lui schiva e pedala, che quel bastardo di motorino non ne
vuole sapere di partire. La vista gli si annebbia, e quasi quasi gli
viene voglia di farsi una bella svenuta e vaffanculo, quando da
dietro sente la sirena della pula.
In
galera Alfio non ci vuole tornare, perchè lì dentro
busca sempre un sacco di mazzate, e poi si mangia da vomito, e lui si
è intrippato con Gordon Ramsey alla tele e il suo sogno è
aprire un ristorante con i controcazzi in qualche paese dove non ci
sono poliziotti a rompere i coglioni. Perciò Alfio pedala che
pare Bartali con le la pula che gli morde le chiappe. Botta di culo,
finalmente il Garelli si appiccia. Manco il tempo di sospirare che
Alfio chiappa una curva da spavaldo, tutta piena di foglie com'è
la strada, per via dell'autunno e delle foglie che cadono e tutte
quelle puttanate che sta di fatto che il Garelli se ne parte per i
cazzi suoi e a Alfio le palle gli si strizzano come il mocio vileda
e quindi si va a schiantare sulla vetrina della lavanderia a gettoni
di fresca apertura.
Alfio
con la testa incastrata dentro una lavatrice industriale, stranamente
si sente molto bene, in pace con tutto sto mondo di merda, e non vede
l'ora di essere arrestato e portato via.
Uno dei tuoi migliori. Figuriamoci gli altri (scherzo!).
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