Babbo
Natale entrò nel bar con la pistola in pugno, trascinandosi
la gamba sinistra ferita, lasciando un rivolo di sangue sul
pavimento. Un filo di fumo nerastro gli saliva dalla punta della
barba. Si sedette al bancone, posò la rivoltella di fronte a
lui e ordinò un bicchiere di vino rosso, mentre la gente alle
sue spalle usciva correndo.
“Deve
fare lo scontrino alla cassa.” disse il barista, mentre con uno
straccio puliva l'interno di un bicchiere. Babbo Natale si guardò
intorno. Il locale era vuoto. La cassiera era stata la prima a
filarsela.
“sono
andati via tutti” disse.
“Magari
tornano” rispose il barista.
“Magari
no”
Il
barista alzò il bicchiere osservandolo in controluce, fece una
smorfia di disapprovazione, quindi riprese a passare lo straccio sul
vetro. Babbo Natale tirò fuori dal taschino dei proiettili, e
li appoggiò sul banco. Uno rotolò sino a cadere dalla
parte del barista. L'uomo pose il bicchiere su un ripiano, quindi si
abbassò a raccogliere il proiettile, gli diede una passata
veloce con lo straccio e lo ripassò a Babbo Natale.
“Grazie.”
“Prego.”
rispose il barista.
“Mi
da un bicchiere di vino, adesso?”
“Rosso,
ha detto?”
“Si”
“che
ne dice di un Gutturnio?”
“Non
importa.” disse Babbo Natale, infilando i proiettili nel caricatore
che poi reinserili nella pistola. Se la rigirò un po' tra le
mani, poi la ripose davanti a sè sul banco. Il barista gli
servì il vino, fece per posare la bottiglia, ma Babbo Natale
gli fece cenno di lasciarla nelle vicinanze. Il barista scrollò
le spalle, quindi prese un bicchiere e iniziò a pulirlo
meticolosamente.
La
porta del bar si aprì. Entrò una renna. Si avvicinò
a Babbo Natale con passo incerto.
“Che
cosa vuoi?” chiese Babbo Natale, senza neanche voltarsi.
“Dobbiamo
parlare.” rispose la renna.
“Quello
che è fatto è fatto.” disse Babbo Natale.
“Cosa
beve?” Chiese il barista alla renna.
“Devo
fare prima lo scontrino?”
“Non
importa”
“Benissimo”
rispose il barista, allontanadosi da loro per recuperare la bottiglia
di amaro.
Babbo
Natale bevve il vino in un sol colpo, e se ne versò un altro
bicchiere. Il barista tornò con l'amaro, la renna cercò
di berlo, ma il bicchiere gli scivolava dagli zoccoli.
“Vuole
una cannuccia?” chiese il barista.
Grazie”
rispose la renna
“
Prego” disse il barista, e infilò una cannuccia nel
bicchiere della renna. L'animale succhiò un po' d'amaro, si
leccò le labbra, quindi cercò di passare una zampa
sulle spalle di Babbo Natale. Lui gliela spostò con rabbia.
Rimasero per un po' in silenzio, poi Babbo Natale chiese:
“E'
morto?”
La
renna fece cenno di si.
“Non
avrebbe dovuto farlo.”
“Lo
so.” rispose la renna.
“Dopo
tutti questi anni..”
“Lo
so, hai ragione ma..”
“Licenziarmi
in questo modo..”
“Hai
ragione, ma anche tu hai esagerato”
“Quello
che è fatto è fatto” mormorò Babbo Natale,
prendendo la pistola. Si voltò verso l'entrata del bar. Dal
vetro opaco intravvide fiocchi di neve scendere fitti.
“Sono
la fuori vero?” chiese alla Renna. L'animale fece cenno di si.
“Sei
ancora in tempo, lascia che ti aiuti!” disse.
“Vattene.”
disse Babbo Natale, puntandogli la pistola in mezzo alle corna. La
renna succhiò tutto l'amaro in un colpo, quindi caracollò
fuori dal bar.
“Si
è dimenticato di pagare” disse il barista.
“Mettilo
sul mio conto” rispose Babbo Natale e si versò un altro
bicchiere di vino.
Una
dozzina di gnomi entrarono silenziosamente nel bar. Indossavano
completi verdi mimetici e impugnavano grosse pistole. Si disposero a
ventaglio puntando le armi verso la schiena di Babbo Natale. Uno
degli gnomi tirò fuori dal cappello a punta un megafono e se
lo portò alla bocca.
“Babbo
Natale arrenditi, sei circondato!” urlò.
Babbo
Natale strinse l'impugnatura della rivoltella
“Non
fare pazzie, puoi ancora cavartela, se solo...”
“Fanculo!”
sibilò Babbo Natale, quindi si voltò di scatto e iniziò
a sparare. Tre gnomi furono colpiti, esplodendo in zampilli di luce.
Il barista fece in tempo ad accucciarsi dietro il bancone prima che
raffiche di proiettili lo investissero. Il grosso specchio alle sue
spalle andò in frantumi, bottiglie di liquori scoppiarono tra
schegge di legno e intonaco.
Babbo Natale fu centrato da una ventina di proiettili.
“Hooo
hooooo hooooooo!” urlò
“Haaaa
haaa haaa!” urlarono gli gnomi.
“heeeeeeee!
Heeeeeee!” urlò il barista.
Babbo
Natale cadde a terra senza un lamento. Le armi si fermarono. Una
coltre di fumo grigio riempiva il bar. Lo gnomo col megafono si
avvicinò circospetto a Babbo Natale, con un calcio allontanò
la pistola, quindi gli appoggiò due dita alla base del collo.
“Morto”
disse alla fine.
Il
barista si tirò su. Osservò Babbo Natale, gli gnomi e
il poco che rimaneva del bar. Scrollò le spalle. Il bar non
era suo, lui ci lavorava e basta. Prese uno straccio e iniziò
a pulire un bicchiere impolverato.
Gli
gnomi presero con delicatezza il corpo di Babbo Natale, se lo
caricarono sulle spalle e uscirono dal bar senza dire una parola.
Rimase solo quello col megafono. Salì su una sedia vicino al
bancone
“Mi
dispiace per il disturbo” disse al barista.
“Cose
che succedono” rispose lui.
Lo
gnomo tirò fuori da un taschino un sacchetto di tela e glielo
porse.
“sono
monete d'oro. Basteranno a ripagare i danni”
Il
barista annuì, quindi prese il sacchetto e lo ripose sotto il
bancone. Lo gnomo lo fissò dritto negli occhi.
“Vuole
da bere?” chiese il barista.
“No,
grazie” rispose lo gnomo “mi domandavo solo...”
“Mi
dica.”
“Ecco...non
le è sembrato strano tutto questo?”
Il
barista scrollò le spalle, e senza smettere di pulire il
bicchiere disse: “andiamo, non vorrà mica che alla mia età
creda ancora a Babbo Natale.”